Artegna (UD) – Si rinnova dall’8 al 29 maggio 2009, sul palcoscenico del Nuovo Teatro Mons. Lavaroni di Artegna, l’appuntamento con Seres di mai, l’ormai tradizionale vetrina di percorsi e contaminazioni di prosa e musica, curata e promossa dall’Associazione Amici del Teatro di Artegna, che coniuga tradizione e innovazione, valorizzando le espressioni artistiche del territorio, mettendo in comunicazione con il pubblico realtà ed energie produttive che animano e rinnovano la scena friulana.
A inaugurare Seres di mai 2009 sarà, venerdì 8 maggio alle ore 21.00 con ingresso libero, Dalla Terra alla Luna – omaggio a Galileo, uno spettacolo che proporrà l’inedita collaborazione tra le emozioni in musica del gruppo dei Brass e vonde, (in italiano Bravi e basta, ma che nella contaminazione linguistica friulano-inglese viene letta come Solo ottoni), fondato e diretto da Marco Maiero, e le suggestive immagini fotografiche di Graziano Soravito e del Gruppo CAI di Artegna.
Una serata diversa, un percorso insolito, un dialogo tra note e colori, lungo la sinuosa via delle emozioni per giungere al cuore delle cose, per sentire il soffio di un respiro, per stupirsi, farsi portare lontano per poi tornare pronti a guardarsi attorno con occhi diversi e con cuore nuovo.
L’idea dell’intera rassegna di Seres di Mai ruota attorno al concetto che i nostri giudizi, le nostre idee e convinzioni dipendono dal punto di vista da cui osserviamo le cose. Quattrocento anni dopo la messa a punto del telescopio da parte di Galileo e quarant’anni dopo il primo approdo dell’uomo sulla Luna ci è parso quanto mai appropriato dedicare una serata a chi, sapendo andare oltre l’orizzonte rassicurante delle convinzioni del proprio tempo, cambiando il proprio punto di vista, sapendo rischiare e lottare per le proprie convinzioni e soprattutto avendo avuto il coraggio di osare ha di fatto cambiato il volto della storia.
Con Galileo l’orizzonte ottico, che era rimasto immutato per secoli, veniva improvvisamente spostato al di là dei limiti ordinari di visibilità… il vecchio cielo aristotelico-tolemaico veniva drammaticamente sostituito da un nuovo cielo nei confronti del quale nessun astronomo e nessun filosofo poteva rimanere indifferente o impassibile.
Cambiava il modo di guardare il cielo e al cielo ma cambiava anche, inevitabilmente il modo di guardare la terra, la natura, l’uomo, il suo lavoro, il suo essere in un mondo che improvvisamente aveva perso le sue certezze. Abbiamo voluto rendere omaggio a Galileo e con lui all’uomo e al suo rapporto con la natura, alla sua capacità di immergersi in essa, di interrogarla, di descriverla, di esaminarla ed infine, inevitabilmente, di meravigliarsi di fronte ad essa: scienza e fede, cuore e ragione sono dicotomie che si risolvono nella grandezza dell’animo umano, sono punti di vista differenti ma non inconciliabili.
Ecco allora che, come attraverso una lente che continuamente avvicina e allontana, che restringe e allarga il punto di vista, in un incessante passaggio dal microcosmo uomo al macrocosmo natura, grazie alle immagini di Graziano Soravito, della sottosezione del CAI di Artegna e di Ferdinando Patat, grazie alle note dei Brass e vonde (scelti non a caso, poiché accanto alla indiscutibile bravura offrono un punto di vista musicale inusuale - concerto per soli ottoni -) e le voci calde e al contempo fresche di Claudio Mariotti e Mariagiulia Campioli, si snoda un viaggio che parte dall’uomo, inteso come punto di vista particolare e privilegiato, e torna all’uomo inteso come soggetto in grado di compiere grandi imprese e al contempo capace di stupore e meraviglia.
Le immagini intense e a volte inebrianti sembrano fluire dalle note ed andare alla ricerca di risposte, di domande, di conferme attraverso le parole di Leopardi, Pasolini, Padre Turoldo, Giulio Verne, Galileo: sentimenti senza tempo che ci riportano dentro noi stessi ….