[img_assist|nid=10767|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE – Teatro Palamostre quasi esaurito per il secondo appuntamento stagionale della rassegna Akròpolis 8 curata da Teatro Club, che l’altra sera ha presentato Guernica, uno spettacolo tratto dal romanzo breve di Carlo Lucarelli.
Introduzione alla serata affidata ad un conciso, ma sostanziale, incontro con l’autore sottoforma di intervista che ha messo in luce i nodi fondamentali per capire le letture successive, brani scelti tratti dal romanzo stesso. Lucarelli ci serve, con abilità da raffinato indagatore delle pulsioni umane, dei personaggi che prendono corpo dalle sue labbra (e prima ancora nelle sue pagine) e si muovono in un contesto storico (un pretesto per raccontarci in realtà[img_assist|nid=10768|title=|desc=|link=none|align=right|width=411|height=640] l’Uomo e i suoi difetti), quello della Guerra Civile spagnola, ricreato da ricordi scolastici, letture, suggestioni. L’autore ci rende partecipi della nascita creativa e di alcuni aneddoti che raccontano l’intimo personale dell’essere scrittore, quando la pagina vuota incomincia a popolarsi di strani ideogrammi e le idee si vivificano, costringendoti ad assecondarle, a seguirle lungo una strada impervia e indecifrabile che si cucirà in modo diverso su ogni lettore. Guernica è la storia di un subdolo faccendiere che si trova a fare loschi affari in una Spagna lacerata dagli eventi e spoglia nei sentimenti, sanguinante, dove la morale conta poco e la coscienza collettiva è messa a dura prova. Per salvarsi si trova coinvolto nella scorta di un ufficiale italiano alla ricerca di un suo amico perso tra le pieghe di quei tragici eventi; la strana coppia si trova a vagare in mezzo ai fantasmi di una civiltà che cerca faticosamente di risalire la china della Storia.
La messinscena, studiata nei minimi dettagli insieme a Stefano Tassinari, è un mosaico di sensibilità artistiche amalgamate con passione per il lavoro, intelligenza e rispetto per il pubblico. Sul palco un ensamble di quattro strepitosi elementi jazz (Maurizio Camardi – sassofoni, Alfonso Santimone – pianoforte, Danilo Gallo – contrabbasso, Enzo Zirilli – batteria) che volano sulle parole alternando vigore e sensibilità, sempre con assoluta perfezione sopra uno spartito musicalissimo e vibrante (dello stesso Camardi), totalmente aderente al racconto.
I testi, rasoiate affilate a piene mani, fendenti tra cuore e cervello, si sviluppano, nelle parole lette con partecipazione sanguigna dalla voce piena e modulata di una grandissimo attore come Matteo Belli, in un susseguirsi di emozioni che da trattenute si fanno esplosive, da lievi si fanno tangibili.
Lo spettatore tra l’assorto e l’attonito (due momenti su tutti: il primo incontro con il lupo nel bosco e la gradevolissima scena di sesso), con il cuore stritolato, lo stomaco contorto e la gola asciutta è catapultato direttamente e violentemente in una Guerra (in)Civile mai vissuta, ma che in quel momento è lì, sotto gli occhi, nel pensiero, simbolo malefico di tutti i dolori dell’umanità in qualsiasi conflitto. Come nel quadro omonimo del grande Picasso.
Non è certo un’avventura leggera questa cavalcata para-storica tra i meandri dell’incubo, ma è un’esperienza che non si può dimenticare e che merita una diffusione importante e capillare. Speriamo che la Gershwin Spettacoli di Padova, che produce lo spettacolo, se ne renda conto e creda veramente in questo magnifico progetto.
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