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Carnival – The show: una bellissima idea mal sfruttata

Sipario

[img_assist|nid=9814|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]VENEZIA – Ottobre, mese teatrale per eccellenza. Tra poco saranno iniziate tutte le stagioni e i cartelloni sono infarciti di sorprese più o meno interessanti, ma tutte riconducibili ad uno schema rigido, inamidato. Noi abbiamo scelto una proposta alternativa in questo panorama omogeneo, scoprendo uno spettacolo nuovo nella concezione che va in scena al Teatro San Gallo di Venezia: Carnival – The Show.

Operazione interessante nell’approccio, per l’intento di svecchiamento di un’istituzione che per molti anni ha perso pubblico (soprattutto giovane), è costruita con la dichiarata volontà (abilissima anche come strategia di marketing) di avvicinarsi ad un modello anglosassone di fruizione.

Il teatro, ricavato negli spazi di un piccolo vecchio cinema, ci introduce ad una serata divisa in due tempi distinti: un pre-spettacolo, momento[img_assist|nid=9815|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=374] introduttivo per entrare in sintonia con l’ambiente, gli altri spettatori e gli attori (in maschera) e lo spettacolo vero e proprio. Nel primo, tre sale sono dedicate ad ospitare un buffet con cibo e bevande che vorrebbero essere dedicati all’intera storia culinaria veneziana ma che, in realtà, nell’insieme non sembrano elevarsi oltre la mediocrità di una moderna e comune osteria (il menù è composto da: antipasti mignon, riso, lasagne, polpettine, prosciutto con patate, budino al cioccolato e bocconcini di mela/ananas, il tutto bagnato da prosecco e vini spillati).

Nel secondo, dopo la cena della durata di mezz’oretta, veniamo introdotti al cuore dello show: in una quarta saletta, dalla pianta trapezoidale e dalle dimensioni piuttosto contenute, allestita per dare una sensazione d’intimità (quasi a voler ricordare un vecchio ripostiglio, pieno di oggetti a riposo), cinque-sei attori danno il via a un’ora e mezza scarsa di spettacolo, dove ripercorrono, in una corsa senza freni, tra salti temporali che stordiscono, proiezioni video con ricostruzioni pseudo-storiche e comparsate tra il pubblico, l’incredibile storia del carnevale di Venezia, tra realtà e mito. In ottanta minuti cavalchiamo vite e gesta di madame e cavalieri che si sommano nella nostra mente con troppa facilità di scrittura, in una miscellanea inconsistente.

Raramente coinvolgente, a tratti troppo confusa (anche per una traduzione simultanea imbarazzante e mai puntuale), non supera mai il limite della superficialità. Una rappresentazione quasi irritante per noi spettatori europei, che crediamo ancora alla nobiltà della nostra storia e cerchiamo l’approfondimento, mentre più che frizzante e appetibile per uno spettatore distratto e in cerca di leggerezza e puro svago. Concentrarsi su un aspetto della vicenda storica, piuttosto che sorvolare con estrema sufficienza il tutto, avrebbe permesso di consegnare agli [img_assist|nid=9816|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=359]spettatori e alla loro memoria una serata di ben altro spessore culturale, certamente indimenticabile. Così rimane un ibrido irrisolto, spiacevolmente sospeso tra le enormi potenzialità e la carente messinscena. Un plauso comunque agli attori che hanno dimostrato di essere ottimi professionisti, degni di ben altre prospettive. La mia speranza è quella di rivedere, magari nello stesso teatro, una serata più evoluta nei temi (oltre che più contenuta nei costi ed elevata nella qualità delle proposte gastronomiche), ma sullo stesso modello di sviluppo di questa.

 

Info su:

www.venice-carnival-show.com

www.teatrosangallo.it