La Cineteca del Friuli presenta a Gemona Brazza ou l’épopée du Congo

Pocket News
Inedito in italia, il film ricostruisce le spedizioni in Africa dell’esloratore friulano pietro savorgnan di brazzà

Gemona del Friuli (UD) - Riportata recentemente all’attenzione del pubblico dallo spettacolo del CSS Pieri di Brazzaville di Paolo Patui e ricordata nella mostra sull’esplorazione Hic sunt leones allestita presso la Chiesa di San Francesco a Udine, la figura eroica di Pietro Savorgnan di Brazzà (1852-1905) è anche al centro di una pellicola, rimasta inedita in Italia, Brazza ou l’épopée du Congo, che Léon Poirier, esponente del realismo cinematografico francese, realizzò nel 1939. Il film sarà presentato dalla Cineteca del Friuli al Cinema Sociale di Gemona giovedì 16 febbraio alle ore 21.

Nato a Roma ma appartenente a una famiglia della nobiltà friulana, Pietro Savorgnan di Brazzà, figlio del conte Ascanio, divenne cittadino francese nel 1874, e tra il 1875 e il 1887 condusse tre spedizioni in Africa equatoriale, assicurando alla Francia il possesso di vasti territori situati negli attuali Repubblica del Congo e Gabon. Mente illuminata, esploratore per passione e convinto assertore del dialogo fra le culture, Brazzà ha rappresentato quello che è forse l’unico capitolo onorevole della tragica storia del colonialismo in Africa. La contrarietà allo sfruttamento dei territori e delle popolazioni indigene e i metodi non violenti che lo hanno distinto dagli altri esploratori bianchi (in particolare dallo scozzese Stanley), gli guadagnarono il favore dell’opinione pubblica ma finirono per renderlo una presenza scomoda per il governo francese. Dopo essere stato molto celebrato, perfino insignito della Legione d’Onore, nel 1898 fu esonerato dalla carica di Commissario Generale del Congo e Gabon. E quando, alcuni anni dopo, portò a termine il suo ultimo impegno in difesa dei popoli africani, un’inchiesta sugli abusi e le violenze perpetrate dai coloni, l’Assemblea nazionale francese votò la soppressione della sua relazione. Oggi le spoglie di Brazzà riposano nel mausoleo costruito per lui a Brazzaville, in Congo, dove portano il suo nome anche l’università, la via principale e un liceo.

Dell’ultima parte della sua vita, così come delle violenze dei coloni sugli indigeni, non si parla in Brazza ou l’épopée du Congo, un lavoro di propaganda che doveva divulgare, attraverso la figura dell’esploratore, l’idea di un colonialismo francese più pacifico e “giusto” rispetto a quello di altri paesi. Il film però restituisce fedelmente la personalità di Brazzà (interpretato da Robert Darène) e descrive bene il suo rapporto con le popolazioni con cui venne in contatto e l’amicizia con Makoko Iloo I, capo spirituale dell’Africa Equatoriale, di cui fu ospite e con cui celebrò, alla presenza di molti capi tribù, il famoso rito della “Sepoltura della Guerra”. Come ha scritto Paolo Rumiz, se il colonialismo avesse seguito la strada tracciata da Brazzà anziché quella ferocemente sfruttatrice di Stanley, oggi la situazione del continente africano e i rapporti con l’Occidente sarebbero profondamente diversi e certamente migliori.