[img_assist|nid=10670|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]PORDENONE – Quindici minuti di meritati applausi hanno accompagnato la chiusura del sipario per la prima di I due gemelli veneziani, commedia di Carlo Goldoni, presentata in esclusiva in un gremitissimo teatro Verdi a Pordenone nel nuovo allestimento firmato da Antonio Calenda per lo Stabile regionale del Friuli Venezia Giulia, da sempre impegnato sul duplice fronte della ricerca nell’ambito del teatro classico ed in quello della drammaturgia contemporanea, in collaborazione con Noctivagus Produzioni Teatrali.
Uno spettacolo davvero straordinario con protagonista un Massimo Dapporto in stato di grazia, perfettamente calato nel virtuosistico e duplice ruolo di Tonino e Zanetto, i gemelli del titolo.
Un testo che offre al noto attore, reduce dai successi televisivi di Distretto di polizia, un banco di prova eccezionale, pari a pochi nella storia del teatro. Un ruolo perfetto per uno degli attori più versatili e completi che oggi può vantare la scena italiana. Maturo nell’espressività, capace di coniugare in ogni ruolo seria analisi del personaggio, palpitanti, personali slanci interpretativi, Dapporto si giostra con sicurezza e disinvoltura fra gli opposti Tonino e Zanetto, condensando in maniera davvero eccezionale in un unico corpo il ruolo di antagonista e protagonista, comico e spalla. Accanto a lui si muove una compagnia di attori davvero notevoli: da Alessandra Raichi (Rosaura), a Giovanna Centamore (Colombina), ad Osvaldo Ruggeri (il dottor Balanzoni), Francesco Gusmitta (Brighella), Umberto Bortolani (Pancrazio), Marianna de Pinto (Beatrice), Carlo Ragone (Florindo), Felice Casciano (Lelio), Adriano Braidotti (Arlecchino), Lamberto Consani (Bargello).
Particolarmente accattivanti le scene di Pier Paolo Bisleri, che[img_assist|nid=10671|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=388] alla semplicità di un grande interno vuoto, con al centro un elegante carrozza, poi carro funebre nel finale, contrappone scenografie che si aprono e chiudono e su cui si stagliano i bei controluce di Sergio Rossi. Notevoli poi i costumi di Elena Mannini, le musiche di Germano Mazzocchetti. Un meraviglioso spettacolo, doveroso omaggio al grande commediografo veneziano nel trecentenario della sua nascita; un ritorno significativo peraltro ad un autore che nella storia dello Stabile ha avuto sempre un ruolo importante: il primo spettacolo i produzione fu proprio – nel 1954 – il goldoniano La donna di Garbo e da allora, nelle stagioni del maggior teatro regionale si sono succeduti numerosissimi allestimenti di propria creazione e prestigiose ospitalità (fra cui figurano le storiche interpretazioni e regie di Cesco Baseggio, gli splendidi allestimenti di Squarzina, i grandi capolavori di Giorgio Strehler).