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Diario minimo dal Far East 2007: post scriptum

ConSequenze

[img_assist|nid=6002|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - Sabato notte è calato il sipario sulla nona edizione della Festa del Cinema udinese. Con la proclamazione dell’Audience Award (cerimonia troppo in sordina, senza nessuno dei vincitori presente in sala, ndr.), il premio stabilito dal pubblico per il miglior film della rassegna, si è conclusa l’edizione di quest’anno e si è dato inizio all’attesa per quella del 2008, la decima, miraggio che diverrà realtà, grazie alla passione cinefila degli uomini (in senso lato) CEC e al carattere della sua Presidentessa, donna tanto temuta quanto ammirata per le sue doti di imprenditrice.

Una nove giorni difficile da catalogare, percorsa da alti (non tantissimi) e bassi artistici e con alcune mancanze che, rispetto agli altri anni, si sono fatte sentire. Poche le commedie surreali, folgoranti per la loro genialità e il loro gusto così fuori dal registro occidentale (ricordate i passati Turn left-turn right, Someone special, I’ll call you ?), nessun omaggio ai cartoni, vero punto di forza del cinema asiatico (McDull?!) e pochi film memorabili. Comunque sia, è stato bello respirare per più di una settimana la voglia di riunirsi sotto i riflettori della settima arte e ritrovarsi a condividere la comune e totale passione per il cinema e per il sano divertimento. Anche in una delle edizioni forse meno esaltanti, abbiamo sentito il piacere di esserci, appreso la consapevolezza di far parte di una grande famiglia che lavora per la soddisfazione di tutti e, non dimentichiamocelo, abbiamo avuto l’onore di conoscere da vicino un maestro d’arte e di stile qual è Patrick Tam, ma anche la sorprendente rivelazione tailandese, Siraphan Wattanajinda: bellissima, gentilissima e molto, molto brava.

Sappiamo che il prossimo anno l’attenzione sarà puntata sulle commedie, senza dimenticare una corposa rassegna di pink per gli amanti del genere, con il corredo di tanti ospiti che hanno fatto la storia artistica del Festival, cominciando con il ritorno del mitico Johnnie To: non ci resta che aspettare sapendo che ogni giorno, da oggi in poi, saremo ancora una volta sempre più a est.

 [img_assist|nid=6003|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=420]I vincitori:

…and the Audience Award goes to…:  

1) No Mercy for the rude (di Park Chul-hee, South Korea);

2) After this our exile (di Patrick Tam, Hong Kong);

3) Memories of Matsuko (di Nakashima Tetsuya, Japan).

Si potevano evitare:  

- Arch angels: un pastrocchio che non sa cos’è il linguaggio cinematografico, pura follia allucinata. Un ottimo ammonimento per chi crede solo nel genio maledetto: con troppe droghe, un giorno, puoi rischiare di ridurti a fare film così. Sempre meglio un Tam oggi che un altro Oda domani!

- The slit-mouthed woman: ok, un horror può avere degli spunti ironici, ma se fa sanguinare dale risate, è una parodia involontaria. E in sala, le uniche urla di terrore erano quelle degli spettatori che avevano rischiato di pagare il biglietto per vedere questa schifezza;

- Dororo e Sakuran: il primo perché è un guazzabuglio fantasy che non se ne può più, per giunta usato per aprire la rassegna (ma chi inserisce l’ordine dei film nella schedule?), mentre il secondo perché non sa né cosa dire ne come, scadendo in inutili volgarità.

[img_assist|nid=6004|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=416]Consigli per gli acquisti: 

1) Memories of Matsuko & Solace

2)  The unseeable

3) Confession of pain

4) Strawberry shortcakes

5)  Hula girls

6) Thirteen princess trees

7)      … e solo per stomaci forti: 13 – Beloved