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Enrico Rava & Stefano Bollani: la quintessenza del jazz

@live!
[img_assist|nid=6851|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]TRIESTE - La sala Tripcovich di Trieste era affollata, nonostante i disagi causati dal maltempo; la stessa struttura era in alcune parti allagata, tanto che il presentatore della serata ha giudicato noi spettatori come degli eroi perchè siamo riusciti a raggiungerla comunque. Da parte nostra eravamo evidentemente mossi dal forte desiderio di non perderci l’evento.

Durante tutta la serata, la sala è sempre stata attentissima, ascoltando lo spettacolo in religioso silenzio: sembrava formare un unico blocco con il palco e gli artisti che vi si esibivano. Silenzio interrotto solamente dagli scroscianti applausi dopo ogni esibizione, con le richieste e la concessione di almeno tre bis.

Mi sono particolarmente goduta l’espressione visiva di Bollani, un tutt’uno con il sentire della musica che suonava e che poteva essere, se solo ci fossimo lasciati andare come lui, la stessa di tutti noi spettatori.

Geniale, misurato, del tutto naturale e per niente fuori luogo è[img_assist|nid=6852|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=640] stato quel suo suonare a mo’ di percussioni le parti legnose del pianoforte, usate quasi come una naturale continuazione della tastiera.

Mai noiosi e scontati, i pezzi hanno sorpreso nella loro esecuzione fuori da formule ripetitive, che quindi sono riusciti a tenere costante l’attenzione dello spettatore.

Per i miei gusti personali, particolarmente piacevoli sono stati i pezzi lenti ed anche qui godibilissima l’espressività visiva di Bollani.

La serata è stata anche intervallata da poche (in senso positivo, perché giustamente gli artisti sapevano che il pubblico voleva da loro soprattutto le note musicali) e gustose gags, la più carina delle quali era su uno scambio di identità fra i due.

All’inizio della serata a Rava è stato consegnato un premio e così abbiamo scoperto che nonostante lui fosse andato via da Trieste tornandoci ha riconosciuto la casa dove aveva abitato, per cui la città faceva parte dei suoi ricordi ancora molto distintamente. A questo punto mi si può obbiettare che io abbia parlato quasi solo di Bollani. E’ vero ed i motivi sono fondamentalmente due: Bollani era la prima volta che lo sentivo suonare dal vivo e in coppia, mentre Rava l’ho sentito varie volte (per me indimenticabile una serata a Gemona del Friuli diversi anni fa). Oltretutto Rava è Rava, in qualsiasi modo o formazione suoni. Punto. Se avrete l’occasione di sapere che viene dalle vostre parti, andate a sentirlo ad occhi chiusi (attenti però a non inciampare): sicuramente non ne rimarrete delusi.