Stagione Teatrale 2012-2013 - Interazioni
Antropolaroid
di e con Tindaro Granata
Spettacolo in dialetto siciliano, antico e moderno
rielaborazioni musicali Daniele D’Angelo
direzione tecnica di Margherita Baldoni e Guido Buganza
luci e suoni di Matteo Crespi
Una produzione Proxima Res
Premio della Critica 2011 assegnato dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro
Il giovane Tindaro Granata, reinterpretando il classico “cunto” , in modo sorprendente, con coraggio ed energia, in Antropolaroid racconta di figure familiari, di generazioni, della sua Sicilia, passando attraverso i decenni in molteplici ruoli, ad ogni età, maschio o femmina, tra giochi, balli, lavoro, relazioni, paure, brevi passaggi ogni volta a comporre dialoghi, legami, situazioni, lui solo e tanti. Uno magnifico spettacolo di poesia popolare, il suo, in cui personaggi e voci, creati e portati in scena esclusivamente con l’aiuto del suo corpo, senza artifici scenografici, si alternano, si sommano, si rispondono, come legati da un comune cordone ombelicale.
Il racconto ha inizio con Francesco Granata nel settembre del 1925 a Moreri, in Sicilia. Quando scopre di avere un tumore incurabile si impicca. La moglie incinta, rimasta sola, si reca spesso al cimitero per bestemmiare sulla tomba del marito suicida. Il figlio Tindaro Granata, nel 1948, viene implicato in un omicidio di mafia, ordinato dal noto Signor Badalamenti di Patti. Maria Rosa Casella nel ’44 si innamora di Tindaro che incontra ad una serata di ballo al teatro Vittorio Emanuele di Messina. Teodoro Granata, stanco del comportamento aggressivo del padre, emigra in Svizzera. Torna in Sicilia dopo due anni e sposa Antonietta Lembo. Chiede lavoro al Signor Badalamenti e con il suo aiuto apre una falegnameria. Tindaro Granata nasce nel settembre del ’78, cresce con la bisnonna Carmena e con i nonni Tindaro e Maria Rosa. Adulto, parte per il servizio militare e si imbarca per due anni su Nave Spica, lì incontra il nipote di Badalamenti diventato ufficiale di marina col quale fa amicizia. Il giovane Badalamenti si suicida dopo che il padre viene indagato per delitti di mafia. Tindaro congedato, dopo due mesi approda a Roma per diventare un attore.
Definire Antropolaroid non è semplice, ad oggi non c’è nulla di paragonabile al lavoro originalissimo di Granata. Forse dovremmo chiamare in causa Charlie Chaplin, ma anche il teatro dei racconti e dei proverbi della terra sicula, o semplicemente un lavoro sulle figure, la musica, la memoria. Ci avvaliamo allora delle parole dell’autore che definisce Antropolaroid uno spettacolo di “poesia popolare”.
Poesia è la parola adatta per l’atmosfera, la fascinazione, suscitate dalla visione del lavoro di Tindaro. L’attore-autore è solo in scena senza orpelli e sostegni, c’è il suo corpo e il suo potente immaginario. Lo spettatore è accompagnato con grazia e ironia dentro una saga familiare dai contorni a tratti grotteschi, a tratti delicatissimi in cui corpo e parola danno vita alla “memoria”.