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Barbara Stefani - Troppo presto, troppo tardi

Dal 4 al 21 maggio 2011

Il lavoro di Barbara Stefani è connotato da una cifra inconfondibile: l’artista dipinge su scatole di cartone riciclate, all’inizio all’interno, sullo sfondo della scatola, di recente più spesso all’esterno, sul coperchio. E predilige l’acrilico in bianco/nero. Questo perché le sue immagini riportano, specie nei primi lavori, foto desunte dai giornali, citazioni di fatti spesso di ordinaria follia, o di intensa drammaticità, distribuiti dai media nel mondo. Già la citazione di questi elementi basilari del lavoro di Barbara Stefani permette la formulazione di osservazioni determinanti. Il riutilizzo dello scarto che diventa supporto dei dipinti, e quindi rinasce a nuova vita, la vicinanza al quotidiano, alla cronaca, alla storia che coinvolge emotivamente l’osservatore, ma attraverso una lettura che, inserendo l’arte nell’objet trouvè, scende dal piedestallo assegnatole dalla storia, per scivolare tra di noi, toccandoci direttamente, in modo discreto ma penetrante.

Più di recente Barbara Stefani cita sulle sue scatole (tra l’altro scelte con grande attenzione per accordarsi all’immagine, in sintonia o in contrasto) opere di grandi artisti. Il ciclo da cui prende il nome la mostra “Troppo presto, troppo tardi ?” con l’integrazione però di “sottrazioni” fa riferimento ad opere di Hopper, Bacon, Leonardo, Warhol, Degas. Sono indubbiamente omaggi a grandi protagonisti della storia dell’arte, attraversati però da un’originalissima interpretazione: la sottrazione dei personaggi che ne sono parte integrante (e dei loro colori originari), par lasciare gli spazi vuoti che divengono luoghi in attesa dei personaggi che devono ancora arrivare o già abbandonati dagli stessi. “Troppo presto, o troppo tardi” appunto. La pittura diviene allora un’attenta osservazione della struttura dell’habitat del personaggio sottratto, e quindi del suo spazio. Esso acquista così misteriosi gradienti astratti, e si relaziona al tempo. I più recenti omaggi a Edward Hopper, il grande artista dello scenario urbano americano, come la poltrona vuota del treno, o l’ufficio su doppia finestra di una piccola città, rivelano ulteriori arricchimenti; nel primo caso, la scansione su due piani diversi, con l’introduzione di un inedito movimento spaziale, o, nel secondo la comparsa di lucide striscie rosse che rimarcano la geometria della scatola e rimandano nel contempo a Mondrian. L’introduzione discreta del colore caratterizza pure l’ultima ricerca di Barbara Stefani. Compare nei ritagli di cartolina che formano una lunga striscia luminosa del trittico “No line on the orizon” e con i lilla e verde petrolio di “S/comparsa”, un lavoro in cui le scatole s’incastrano, a scomparsa, l’una nell’altra come una matrioska, oppure possono anche svilupparsi autonomamente, disponendosi nello spazio. La soluzione a trittico comprova la necessità di movimento, di articolazione, cioè di un’immagine complessa che si esplica con diverse proposizioni a sostenere un concetto. Nel caso di “no line on the horizon” il punto nodale è l’incontro degli opposti a formare il tutto: c’è l’Eva di Kranak, ossia il Giardino, il mondo edenico che accoglie la caduta e quindi la prima coscienza dell’uomo, contrapposta a una natura dolomitica e a un paesaggio orientale, ossia luoghi in cui si attua e matura l’esperienza umana. S/comparsa insiste invece sulla ciclicità che riguarda sia la natura, in questo caso del Carso, sia le storie dell’umano e del mito. Tutti i lavori di Barbara Stefani partono da un elaborato spunto concettuale, di cui l’immagine dipinta è la traduzione visiva; sottendono perciò l’osservazione profonda del rapporto, uomo/mondo circostante, nei suoi mutamenti nel tempo e nello spazio, spesso attraverso il filtro e con il conforto della grande arte.

Scheda Evento

Location:
Luana Riccobon concept store, Via di Torrebianca 14/B Trieste
A cura di:
Maria Campitelli - Gruppo 78