Stagione Teatrale 2012-2013 - Interazioni
E’ stato così
di Natalia Ginzburg
con Sabrina Impacciatore
luci e scene di Laura Benzi
musiche originali di Arturo Annecchino
costumi di Sandra Cardini
regia di Valerio Binasco
Una produzione Parmaconcerti
Il talento e la sensibilità di una giovane, affermata e pluripremiata attrice e la capacità di uno dei registi più interessanti e completi della nuova generazione di far risuonare quelle corde sottili: è la felice alchimia che ha fatto nascere E’ stato così, monologo dal ritmo inarrestabile tratto dall'omonimo romanzo di Natalia Ginzburg
«Gli ho detto: Dimmi la verità - e ha detto: Quale verità, e disegnava in fretta qualcosa sul suo taccuino e m'ha mostrato cos'era, era un treno lungo lungo con una grossa nuvola di fumo nero e lui che si sporgeva dal finestrino e salutava col fazzoletto. Gli ho sparato negli occhi». È questo il raggelante inizio dello spettacolo.
Sabrina Impacciatore, diretta da Valerio Binasco, porta in scena i sentimenti, le passioni, le speranze di una donna sola destinata a smarrire inesorabilmente la propria esistenza, e racconta la storia di un amore disperato e geloso, una confessione dettata dalla dolorosa lucidità di una moglie che per anni ha sopportato la relazione extraconiugale del marito.
«Natalia Ginzburg è per me tra i più importanti scrittori italiani”, commenta il regista che già ha messo in scena dell’autrice Ti ho sposato per allegria e L’intervista. Il suo scrivere “semplice” e musicale arriva a toccare corde emotive fortissime, eppure la sua immaginazione poetica non è attratta dall’eccezionalità. È la grandezza della sua poesia a restituire grandezza umana a “piccoli” personaggi, li consola di qualcosa che si potrebbe anche chiamare “il destino”. In questo modo le sue storie riguardano tutti noi».
È stato così, pubblicato nel 1947, dopo la morte del marito Leone Ginzburg, torturato e ucciso per motivi politici e razziali nel carcere di Regina Coeli - è un “quasi esordio” per la Ginzburg; il suo primo libro firmato. Ed è un romanzo dotato di una misteriosa cupa musicalità: «La sua protagonista senza nome - ancora con le parole di Binasco - è capace di attraversare tutta la sua tragedia con voce asciutta e dura, e tuttavia con un’ironia struggente e magicamente femminile».
Binasco ha scelto “una recitazione sdrucciola, che cade giù in un vortice che oscilla tra lettura e interpretazione e rifugge da entrambe per affrontare il testo a occhi chiusi, fidandosi delle immagini che prendono corpo dalle parole, lasciando perdere tutte le regole di punteggiatura e di dizione, per non restituire qualcosa di realistico e letterario, ma passionale, dove la velocità domina tutto. Una performance molto emotiva - prosegue - un modo di creare pathos che mi sorprende, che resta lì come brace, in una vita quotidiana che non esiste perché è solo pensata non ha più niente di concreto. Una tortura incessante, di una figura che mi ricorda un'anima dannata che sta sempre lì e non brucerà mai. Per altro la Ginzburg stessa confessò di aver scritto il testo dopo aver letto un romanzo americano, e, come in preda a un grande dolore, non aveva più voglia di scrivere virgole, che rappresentavano passi in avanti che lei non si sentiva più di compiere. Così abbiamo lavorato su una recitazione senza virgole».