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Simone Ligabue - Diritto d'Arte

C' è un' estetica del delitto che comporta una certa dose di genialità artistica scrive Benedetta Craveri sulla Repubblica il 16 marzo 2010 commentando la mostra Delitto e castigo del grande critico francese Jean Clair dedicata al tema dell’arte e del crimine.

Dalla vita di personaggi famosi nella storia dell’arte come Alessandro Tesi, Caravaggio sino al pittore inglese Walter Sickert identificato nel terribile omicida Jack Lo Squartatore, sembrerebbe che talvolta la follia omicida di chi sfidando la legge arriva ad offendere il diritto alla vita, coincida con l’aspirazione dell’artista ad infrangere i limiti della logica comune. Nel racconto “No Smoking” di Simone Ligabue l’artista, omicida e suicida, arriva in un ideale estremo a fare della sua morte il suo capolavoro d’arte e ancora nell’installazione “Omicidio” la sequenza delle lettere secondo le quali sono elencati gli indizi sulla scena del delitto, forma il nome dell’autore dell’opera che è il presunto assassino.

Kandinsky che aveva studiato legge e che ancora studente era stato incaricato di approfondire il diritto criminale contadino nei tribunali del Volost’, affermò che il principio di “guardare all’uomo” nel diritto penale russo “pone alla base della sentenza non il dato “esteriore di un’azione” ma la qualità della sua fonte interiore” assimilando questo principio al fondamento dell’arte. E ancora in un articolo pubblicato nel “Der Cicerone” confutando il diritto romano, Kandinsky sostiene che la certezza nel diritto non può prescindere da una valutazione relativa dell’esteriorità che va necessariamente rapportata alla sfera interiore dell’essere umano, arrivando così ad anticipare il concetto stesso di arte astratta.

Nell’originale percorso artistico di Simone Ligabue, questa tendenza a legittimare l’arte secondo una prassi giuridica avviene grazie ad un procedimento di pura astrazione che è quello semantico.

La parola nell’arte di Ligabue ha la stessa funzione del colore nell’opera di Kandinskj, diventa la sintesi tra il relativismo empirico e l’unicità dell’essere. L’invenzione della parola è stato il primo assoluto processo d’astrazione della storia e il diritto che è una disciplina fondata sulla parola è molto vicina all’astrazione.
Com’è possibile che una disciplina ( e mi riferisco soprattutto al diritto nel nostro Paese improntato su principi formali) che non dovrebbe mai perdere di vista la realtà delle cose, utilizzi costrutti semantici incomprensibili a molti, parole di una lingua morta e tempi di valutazione ed esecuzione che sono di gran lunga superiori alla vita stessa di chi si appella alla giustizia?
L’arte seppur derivando da un processo d’astrazione, rimane comunque fedele alla vera identità del suo autore, afferma Ligabue con l’opera “Opera autentica”.

Sicuramente c’è più certezza (precisione interiore) in un’opera d’arte che in un tribunale!
I primi ad introdurre nell’arte plastica l’eversione delle regole linguistiche tanto da essere considerati “provocateur aussi erudit” furono i dadaisti.
La stessa parola “Dada” presenta aspetti polisemantici e divenne simbolo di negazione di quei valori etici, estetici, linguistici di una civiltà in crisi durante e subito dopo la prima guerra mondiale.
La ricerca artistica di Ligabue prende spunto dallo scarto semantico di alcuni enunciati giuridici e formulari in uso tra i soggetti che intervengono in un processo giudiziario. Ed è così che in “Quadro indiziario” una sim card con tanto di cornice assurge al valore di opera d’arte, e in “Ornamento e delitto” il celebro scritto omonimo dell’architetto Adolf Loof diventa un pannello per la ricognizione giudiziaria carico di motivi ornamentali in contrapposizione alla linearità dei segni tracciati con i gessi che occupano gran parte della sua superficie.
L’uso del gesso per disegnare la sagoma umana è una delle pratiche investigative nel
luogo dell’omicidio , ma è anche il tradizionale strumento con il quale il sarto (o la sarta) tracciano i loro segni sull’abito per tagliarlo su misura del cliente. Il racconto “No Smoking” di Ligabue si apre proprio con l’immagine di un sarto che consegna lo smoking al cliente. Alla fine del racconto quando il cliente sarà trovato morto con lo smoking addosso, la sagoma del gesso che avrà tracciato il sarto nel modellare il suo abito coinciderà idealmente con quella stessa che avrà delineato il detective nel luogo dove è stato rinvenuto il cadavere.
Il tratto di gesso diventa la cifra stilistica comune al sarto e al detective, entrambi impegnati nella ricerca di un’identità sconosciuta. Nell’arte concettuale diffusasi dalla metà degli anni 60’, il manufatto artistico trova il suo valore assoluto nell’idea che lo determina.
Joseph Beuys affermò che “ogni uomo è un artista” riconducendo l’esperienza estetica alla vita quotidiana e introducendo così una visione dell’arte totalitaria. Osservata da questo angolo di visione, la scacchiera dell’opera “Un fuorilegge” di Simone Ligabue trova la sua ragione di essere nelle avventurose vicende dello scacchista americano Bobby Fischer che violando la legge fece della sua stessa vita una partita di scacchi.

L’intenzionalità sia nel diritto che nell’arte, è una condizione della mente umana che si verifica quando un pensiero ha come oggetto un’azione. Mentre nel diritto si perfeziona nell’azione diventando un’aggravante del crimine commesso, nell’opera d’arte l’intenzionalità è già di per sé una condizione in atto.
Il delitto immaginario spiega Ligabue è un crimine commesso nel pensiero ma non per questo meno vero di quello che realmente potrebbe accadere.
Nella performance “Omicidio” non ci sono indizi dai quali si possa dedurre che l’assassino è l’artista, se non dalla sua presenza nel luogo al momento del delitto e dal gioco di lettere che compongono alla fine il suo nome. Ma in verità quelle lettere rivendicano l’identità dell’autore di questa performance dove si rappresenta un omicidio, il fatto che lui sia lì presente non è una prova della sua colpevolezza in quanto egli potrebbe essere solo il regista dell’azione!
Ma l’arte non è una disciplina empirica e come tale apre lo sguardo ad una comprensione più profonda della realtà superficiale delle cose, mentre il diritto si limita a giudicare l’azione, l’opera d’arte la trascende penetrando in una dimensione metafisica dell’essere che supera i confini del dove e del quando.
L’ubiquità, l’immortalità, l’entropia sono temi antropologici attorno ai quali si articola gran parte della ricerca degli artisti del XXI secolo come l’indimenticabile Gino De Dominicis, e diventano materia (supporto fisico) nell’arte di Simone Ligabue.
Ed è in questa ottica che va letta la versatilità tecnica di Ligabue; egli si avvale della
fotografia, del video, dello stucco, del gesso, della matita, del ready made, della
performance, dell’installazione e d’altro come autodidatta, affermando un sacrosanto
diritto d’arte che è il più antico e indiscutibile diritto naturale riconosciuto all’essere
umano: l’immaginazione.
(Roberta Semeraro)

Scheda Evento

Quando:
Dal 7 marzo al 5 aprile 2013
Location:
Officina delle Zattere, Fondamenta Nani, Dorsoduro 947 - VENEZIA
Tel.:
0415234348