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Far East Film Festival 9: it's horror time

InterConNessi

[img_assist|nid=5916|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - È arrivato il D-day: il 26 aprile al Far East è il giorno di uno degli appuntamenti più attesi: l’horror day. Abbiamo incontrato uno degli organizzatori della manifestazione, il critico Giorgio Placereani e gli abbiamo chiesto qualche gustosa anticipazione (e qualche dritta) su questa giornata speciale di Far East Film 9.

Connessomagazine.it: - Puoi dirci a grandi linee cosa dobbiamo attenderci dalla IX edizione del FEFF e quali sono le differenze con quelle degli anni passati?

Giorgio Placereani: - Ci sono due cose importanti da segnalare. La riuscita qualitativa di un Festival come il nostro, che cerca di definire lo state of the art del cinema orientale, dipende molto dalle annate e questa è ottima; i film di quest’anno sono molto buoni, superiori a quelli della scorsa edizione, e ci sono molte cose eccellenti. Da molti anni il Far East esamina il cinema orientale in due dimensioni, spaziale (perché presentiamo quello che di meglio ci offre l’oriente cinematografico) e temporale (con importantissime retrospettive accompagnate da un volume specifico). La retrospettiva quest’anno è dedicata a uno dei massimi esponenti della new wave di Hong Kong, Patrick Tam, con l’opera omnia compresa quella televisiva che è rarissima persino nel suo Paese.

 

Connessomagazine.it: - Una tradizione consolidata all’interno della manifestazione è l’Horror Day; cosa differenzia il prodotto orientale dai remake hollywoodiani?

Giorgio Placereani: - Il Far East ha fatto conoscere in Italia l’horror classico giapponese, quello fantasmatico; oramai questo genere di film con la presenza del fantasma dai capelli lunghi è una presenza fissa del nostro immaginario, un po’ abusata.  Adesso vogliamo cercare[img_assist|nid=5917|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=450] cose nuove e la principale novità è l’entrata in campo della Thailandia, presente con tre film. Il cinema thailandese è un po’ più naïf di quello giapponese o coreano, nel senso che ha un approccio più diretto, meno mediato degli altri (mentre a livello tecnico è realizzato con estrema eleganza visiva). Trasmetteremo un film che secondo me è fondamentale, bellissimo, The Unseeable, e un altro film malese interessantissimo, Chermin, in cui gli esorcismi contro i fantasmi sono musulmani. Accontenteremo anche gli appassionati dell’orrore giapponese e coreano, ma con film dall’impronta diversa, non tradizionale: Roommates, dove più che i fantasmi farà paura la rigida disciplina imposta dal collegio, e A Slit-Mouthed Woman, una pellicola molto bella che guarda alla realtà dell’abuso infantile. Insomma la realtà spesso è più paurosa dei nostri incubi. I loro cloni occidentali (a volte molto buoni, vedi The Ring) sono meno crudeli (viene meno non il sangue, ma la cattiveria dell’esperienza e del mostrare) e tendono a razionalizzare: nel mondo orientale il confine tra vivi e morti è più poroso e non tutto va logicamente a posto… nel notevole The Unseeable che ho citato prima, ci saranno momenti apparentemente messi lì a caso, solo per spaventarci, ma che invece, tirate le somme, daranno il quadro di una situazione talmente coerente da far invidia agli americani: qualsiasi minimo particolare si scoprirà che era utile alla narrazione.

Connessomagazine.it: - Lo sdoganamento del cinema orientale ha portato a degli ‘inquinamenti’ delle caratteristiche peculiari di queste cinematografie?

Giorgio Placereani: - Fortunatamente no. Non c’è nessun tipo di attenuazione per farsi vendere dagli americani. I produttori orientali sanno, infatti, che gli americani comprano per rifare (vedi l’ultimo, pluriprermiato, Scorsese tratto da Infernal Affairs di Andrew Lau), non per distribuire. Quindi loro possono permettersi di mantenere intatte le caratteristiche del prodotto perché vogliono venderne i diritti. I problemi sono altri, le crisi economiche e la pirateria degli audiovisivi che sta mettendo in ginocchio l’industria, specialmente a Hong Kong.

Connessomagazine.it: - Un evento di grande successo è la serata pink movie; ritieni che siano veramente dei prodotti artistici?

Giorgio Placereani: - I pink sono piccoli film porno (in senso soft-core) della durata di un’ora che girano in circuiti specifici (cinema vecchi, pubblico di mezza età). La cosa interessante è che, visto che al pubblico interessa solo l’aspetto erotico, lo considerano una specie di palestra per sperimentalismi, per farsi le ossa. Molti registi hanno questa libertà: posto che mettano ogni dieci minuti una scena di sesso simulato, il pubblico e i produttori li lasciano fare. Così sono nati molti film deliranti e interessantissimi per un festival; poi è anche vero che se un film diverte, ha già raggiunto lo scopo principale del cinema.

Connessomagazine.it: - In questo quadro non abbiamo parlato della Cina e del suo cinema. Il presidente del CEC, Sabrina Baracetti, ha parlato di una rinascita: puoi dirci qualcosa?

[img_assist|nid=5918|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=357]Giorgio Placereani: - È vero, attraversa un periodo di grande vivacità. Non solo i classici drammi familiari a cui siamo abituati o l’epico, ma sta esplorando con ottimi risultati la commedia demenziale, come vedremo in The Big Movie, ricco di parodie di altri film (quella di The Ring è divertentissima!).

Connessomagazine.it: - Gli ultimi titoli che consigli allo spettatore di non bucare assolutamente…

Giorgio Placereani: - Per gli amanti del melò il coreano Solace è un film che io ho adorato. Molto sottotono, senza scene di passione urlata, ma commoventissimo, ti dà un’emozione interna molto forte! Per il fantasy io amo il giapponese Dororo, che parla di un samurai ammazza demoni, e il coreano The Host, con un pesce anfibio, grande quanto un camion, che ammazza la gente: emozionante e con protagonisti molto umani. Ultimo film che cito è il giapponese Arch Angels che è un ottovolante di divertimento: tratto da un manga è assolutamente delirante e piacevolissimo (e poi i cattivi parlano italiano con pronuncia straniera!).