[img_assist|nid=8240|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - Ci sono le mode, semplici manie che contagiano per un attimo tutto, salvo poi scomparire con la stessa rapidità con cui ci sono state imposte. Fiorella Mannoia non è certo una di queste.
Postasi all’attenzione del pubblico dopo anni di fatica e moltissima tenacia, ha conquistato negli anni una popolarità sempre crescente, fondata sulla stima incondizionata per un personaggio che appare sincero, testardo, combattivo e onestamente schierato per i problemi sociali. Dopo anni di gavetta musicale e non solo (i primi passi nel cinema come stuntwoman e controfigura), dai ’70 ha avuto una crescita vertiginosa di consenso di pubblico e critica che l’ha portata fino a noi con questo Onda Tropicale Tour (dal titolo dell’omonimo album uscito nel 206). Cd nel quale rende omaggio a quella terra brasiliana che l’ha conquistata, al suo popolo e alle sue canzoni tipiche, interpretate duettando con nomi importantissimi come G. Gil, C. Buarque, M. Nascimento, C. Brown e molti altri. Disco di colore e tanto calore, che ci trasporta come per incanto su una spiaggia in compagnia di una fresca e avvolgente atmosfera di rilassata festa sulle note di Cravo[img_assist|nid=8241|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=426] e Canela, 13 Maggio, Mas, que nada, Mama Africa e di una divertita e ironica lettura di un classico paesano come Messico e nuvole. Su questo clima di viva festa, che aumenta di canzone in canzone, la Mannoia si innesta con perfetta disinvoltura e musicalità, mostrando una tenuta fisica invidiabile che non cede di un millimetro lungo tutte le due ore e mezza di spettacolo: grinta, sensualità, voglia di stupire ancora. Voglia/necessità di lasciarsi stupire, affascinare, ricercare, conoscere. Forse è questo il segreto di quella che sembra essere un’eterna adolescente prestata all’età adulta e alla coscienza, ma che conserva spirito ed energia della più frizzante ragazzina che sa di avere ancora tante cose da chiedere alla vita. Una energia trascinante, che non scade mai nella macchietta, perché esce da dentro, è connaturata e (s)travolge il pubblico delle grandi occasioni accorso ad ammirare questa irresistibile festa.
Luci e suoni, festa e movimento, ma anche momenti più intimistici, rivolti al passato musicale e riletti con struggente intensità. Ciò che ci muove, in fondo, è sempre quell’amore troppo spesso abusato e ammansito, ma che lei rilegge con carattere, femminilità ferita ma rigenerata, sensibilità mai sottomessa, in classici come Io che amo solo te e Quello che le donne non dicono. È così che il dolore di Caterina e il coraggio sa far nascere in noi un dolore imploso e lancinante per la sofferenza delle moderne schiavitù, che Dio è morto e Come si cambia ci danno la forza di sperare ancora e ci mettono di fronte al fascino della vita e dell’incerto.Chapeau, direbbero i cugini francesi. Onore a un’artista completa, una cantante che è anche autrice perché riscrive, cesellandole con suprema raffinatezza, le canzoni sulle corde vocali, con una potenza che lascia sinceramente ammirati. Con Sally ieri ha autografato un concerto straordinario che le ha riservato una meritata standing ovation e un posto d’onore nella memoria di tutti.