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Gomorra, la camorra di tutti

Sipario
[img_assist|nid=17349|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - Un pugno nello stomaco della consapevolezza. La presa di coscienza che la Camorra è un affare italiano, internazionale, mondiale. Questo il messaggio di Gomorra lo spettacolo andato in scena l'8 e il 9 gennaio al l'Auditorium Zanon di Udine e in replica il 10 a Monfalcone e l'11 a San Vito al Tagliamento. Una rappresentazione del calendario di Akròpolis 9 e del TeatroClub per ScenAperta tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano, prodotto dal Mercante di Napoli, per la regia di Mario Gelardi.

Cinque storie intrecciate dove si confrontano il bene e il male, il crimine e la giustizia, l'inamovibilità della struttura mastodontica della Camorra e la voglia di un futuro realizzabile dove, nonostante tutto, il cambiamento esiste. Il teatro diviene il luogo della verità possibile, dove mettere a fuoco il punto di vista di una realtà complessa. Una panoramica sui mali d'Italia dove si analizzano storie di manodopera cinese sfruttata, del business facile e illegale dell'acqua, dello spaccio di droga e del redditizio smaltimento dei rifiuti. Gli stakeholders della malavita, soggetti che detengono un interesse in un affare e hanno potere decisionale, definiscono i contorni del denaro facile, incuranti degli effetti nefasti che finiranno per travolgere anche loro. Sulla scena si snocciolano dati e notizie che stimolano le coscienze. I tremila e settecento morti in ventisei anni, dal 1981 al 2006, lasciano basito il pubblico che inerme non può far altro che incassare tutte le informazioni di un'Italia che non va, di un luogo alla periferia del mondo, la Campania, capace di controllare i traffici globali, di regolarne le trame e delinearne i volti.

Uno con la laurea e la pistola in mano è un uomo, un vero uomo. E' proprio su questa frase del copione che viene posto l'accento. Alcuni giovani nascono in un destino ingessato che preclude strade diverse da quelle dal finire morti ammazzati. Esattamente come accade a Emanuele, detto Kit Kat, che confonde il diritto alla sopravvivenza economica con la commissione di crimini sistematici. Lo spetta una morte in strada, dove il sangue si mischia allo sporco,[img_assist|nid=17350|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=427] dove tutti lo toccano e sconosciuti lo guardano in faccia a dieci centimetri di distanza mentre è agonizzante.

Lui è uno dei cinque ragazzi caratterizzati da storie diverse, feroci, tanto terribili quanto vere, interpretate magistralmente. Sul palco il talento del giornalista Roberto (Ivan Castiglione), lo Stakeholder, professionista nel settore del riciclaggio dei rifiuti (Giuseppe Miale di Mauro), Pikachu, compulsivo boss in formazione (Francesco Di Leva), Mariano, fissato con il signor Kalashnikov (Giuseppe Gaudino), Kit Kat, corriere-bambino di droga (Adriano Pantaleo).

Verità e potere non coincidono mai dice uno dei protagonisti. Un concetto forte, uno spunto di riflessione da portarsi a casa. Apre e chiude lo spettacolo un monologo di Ivan Castiglione, Roberto, il giovane cronista che rappresenta la speranza e la voglia di riscatto attraverso la via della legalità. Gomorra è un battito che diventa sempre più forte e assume forme diverse, dalla scrittura al cinema e al teatro, il vero cuore pulsante del cambiamento e per questo Non datevi pace...