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Il Porcile di Pasolini secondo Massimo Castri al Verdi di Padova

Foyer
[img_assist|nid=17795|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]PADOVA - Tutto ciò che Pier Paolo Pasolini ha scritto per il teatro è un blocco unico che, per il suo peso nel Novecento post-pirandelliano, rappresenta un piccolo patrimonio raro nel vuoto del dopo Pirandello, un patrimonio da leggere e da decifrare. Prima del ’66 Pasolini si era dedicato quasi esclusivamente al cinema; poi, costretto a letto da una malattia, scrive tutto il suo teatro: sei tragedie, in un solo anno. Tra queste anche Porcile, in scena al Verdi di Padova dal 27 gennaio al 1° febbraio. Nel ’66 ho avuto l’unica malattia della mia vita: un’ulcera abbastanza grave, che mi ha tenuto a letto per un mese. Durante la convalescenza ho letto Platone ed è stato questo che mi ha spinto a desiderare di scrivere attraverso personaggi. Ho iniziato e completato le tragedie in un anno. Soltanto che non le ho finite. Non ho finito di limarle, correggerle, tutto quello che si fa su una prima stesura. Dalla lettura della biografia emerge che Pasolini non ha mai[img_assist|nid=17796|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=429] voluto affrontare veramente la propria disperazione, le proprie ansie, le proprie disarmonie (o se vogliamo contraddizioni e fantasmi non risolti), ma ha preferito dilatarle nel mondo, trovare palcoscenici sempre più grandi su cui rappresentarle e simbolizzarle (e celarle), allargando continuamente l’orizzonte di riferimento sia disciplinare, sia geografico. Le contraddizioni del mondo hanno preso il posto delle sue personali contraddizioni, cosicché lui si è potuto impadronire di tutto: politica/mito/ideologia/religione (tutto attraversato dall’eros) con il risultato però di non aver mai risolto se stesso. Il ’66 è una prima rottura evidente in questa sua politica di sopravvivenza... non funziona più. Dopo il ’66 questo movimento espansivo e inglobante si trasforma in rifiuto del neo-capitalismo e quindi Pasolini non sa più dove allargarsi, cosa inglobare nelle proprie contraddizioni. Questo suo comportamento “trasversale” spiega quel timbro, quel suono di falso/vero che la sua scrittura quasi sempre possiede. [...]. C’è un filo che lega Affabulazione, Pilade e Porcile, ma il [img_assist|nid=17797|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=405]protagonista di Porcile, che non parla, non dice, è il più compiuto. Julian è diverso perché non appartiene, perché non sa chi è... e non può riconoscersi. Porcile è un’opera semplice, una fabula in cui anche la doppiezza è semplice e chiara. La storia di un ragazzo che non può/non vuole prendere parte, è altro, è diverso, non coincide con nessun ruolo o parte. Cosa vuol dire Porcile?... tante cose... ma anche la semplicità estrema del gesto di Julian... semplice e oscuro: Julian realizza compiutamente l’eros di Pasolini, quello del corpi senz’anima. [...]. Dal 27 gennaio al 1. febbraio 2009, ore 20.45Domenica 1 febbraio solo alle ore 16:00 Teatro Verdi, via dei Livello 32 - PADOVA Porcile di Pier Paolo Pasolini regia di Massimo Castri Con Paolo Calabresi, Corinne Castelli, Milutin Dapacevic, Ilaria Genatiempo, Vincenzo Giordano, Miro Landoni, Mauro Malinverno,Davide Palla, Antonio Peligra scene e costumi: Maurizio Balò luci: Gigi Saccomandi musiche: Arturo Annecchino suono: Franco Visioli Teatro Stabile di Roma Info: tel. 0498777011info@teatrostabileveneto.itwww.teatrostabileveneto.it