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Kengo Kuma, l'architettura che non c'è

Archi&Travi
[img_assist|nid=11320|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]PADOVA - Il Salone medievale dello storico Palazzo della Ragione, a Padova, ospita, fino al 27 gennaio, Due carpe: acqua/terra – villaggio/ città - Fenomenologie un’inedita personale di Kengo Kuma, uno dei principali architetti giapponesi contemporanei. La mostra è inserita nell’ambito della terza edizione della Biennale Internazionale di Architettura “Barbara Capocchin: La mia architettura, ponte fra Italia e Giappone”, vinta dal finlandese Matti Sanaksenaho, che dedica ogni anno un’ampia esposizione ad un architetto contemporaneo di caratura internazionale.

Kengo Kuma, nato a Kanagawa nel 1954 e laureatosi a Tokyo nel 1979, ha concepito la mostra come un grande spazio fenomenologico, un percorso orientato che coinvolge il visitatore e lo integra perfettamente, e contemporaneamente, in due dimensioni: l’antico ed il contemporaneo, la leggerezza e l’impalpabilità dell’acqua e la concretezza della terra e dei suoi materiali, il piccolo spazio di un villaggio a contatto con la natura e gli ampi spazi urbanizzati.

Lo spazio espositivo instaura un “dialogo” con il visitatore attraverso nodi di connessione tra il luogo che ospita la mostra ed il “fare” progettuale, diventa luogo comunicativo, un modo di concepire il museo che lo stesso architetto esprime in ogni suo allestimento. Due grandi carpe in organza bianca colpiscono lo sguardo all’ingresso del Salone, simbolo nella cultura giapponese di nuova vita e rinascita, che accolgono il visitatore anche all’interno, in una sorta di passaggio iniziatico lungo la passerella rialzata, che quasi disegna idealmente il simbolo dell’infinito, composta da foto retroilluminate delle principali opere dell’architetto giapponese, delineandone il suo percorso progettuale. Le opere realizzate da Kengo Kuma si ammirano camminandoci sopra e sentendoci guidati in questo[img_assist|nid=11322|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=479] gioco compositivo, fino ad arrivare dentro le gigantesche e leggerissime carpe, attraverso le quali si vedono gli affreschi antichi del Salone e la sensazione è di un dialogo continuo tra antico e contemporaneo. Il ‘mentore’ di Kengo Kuma è l’architetto americano Frank Lloyd Wright, che ha segnato una svolta nella cultura del XX secolo ed ha contribuito, con i suoi numerosi viaggi ed attività, anche in Giappone, a collegare la cultura artistica orientale a quella occidentale. Oltre a condividerne la comunione profonda con la natura, la scelta dei materiali ed i giochi di trasparenze, e nello stesso tempo l’interesse per i più moderni processi tecnologici. Nella fase progettuale la scelta dei materiali è di fondamentale importanza per Kuma, che predilige sempre quelli naturali, che possono risultare sempre “nuovi” a seconda dell’utilizzo, e locali., per trovare la vera identità di ogni luogo. Il percorso progettuale avviene per Kuma quasi come nella cosiddetta architettura “organica” di Wright, come un processo di crescita naturale. Le opere di Kuma appaiono estremamente “leggere” e quasi flessibili, che si fondono con il paesaggio in cui sorgono fino a diventare “discrete” presenze, quasi a voler eliminare la stessa architettura.

Foto M. Cosenza