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Mario Biondi, un principe al castello di Udine

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[img_assist|nid=8217|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - Uno spettacolo d’alto livello quello di venerdì scorso al castello di Udine complici lo stile ed il buongusto uniti al carisma vocale di Mario Biondi. Un timbro, quello di Biondi profondo ed incisivo che incanta le platee, capace di scalare le vette delle classifiche al pari delle grandi leggende soul d’oltre oceano.

Eppure il viaggio dell’italianissimo Mario non parte dagli States, ma da Catania, suo paese natale quando a 12 anni scopre nel coro di una chiesa il suo grande talento, una dote innata che lo porterà ben presto per le piazze di mezza Italia. La sua gavetta professionale prende il via al "Tout và" di Taormina, accanto a nomi importanti (Califano, Di Capri, Bongusto, Fiorello per citarne alcuni) per ottenere anche le prime grandi soddisfazioni, come l’opportunità di duettare con il leggendario Ray Charles. Biondi negli anni successivi sceglie la strada del perfezionamento ed alterna alla luce dei riflettori un’ intensa attività da turnista in studio, celando il suo garbato talento nei meandri underground delle produzioni house. Il grosso boom nel 2006 con Handful of Soul (Schema Records), uno straordinario debutto a cavallo fra jazz e black music raccontato con i toni caldi del pop, un successo premiato quasi da subito con la soddisfazione del disco d’oro. Ottime critiche piovono anche dall’ estero e, in primis, è l’inglese Bbc a fiutare[img_assist|nid=8218|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=425] il fuoriclasse nella calda voce di Biondi, con il singolo This is what you are in heavy rotation nelle playlists.
Il supporto del già collaudato The High Five Quintet e la clamorosa B.I.M. String Orchestra (cui non manca nemmeno lo sfizio dell’arpista on-stage) sono il giusto punto di partenza per un tour italiano dai grandi numeri. Grande anche l’aspettativa di una folla di curiosi che assedia il castello di Udine, stregata da una leggenda contemporanea, ormai presenza fissa nelle classifiche da oltre trenta settimane.

Il nostro Mario non si fa attendere e sorridente arriva sul palco con la spontaneità e la schiettezza dei grandi, per dare subito spazio ad una musica vibrante: quella vera, quella delle grandi emozioni. Le gemme dell’album ci sono tutte: dalla malinconica ed intrigante No mercy for me, ai dolcissimi momenti con venature blues di Gig e A Handful Of Soul fino ad arrivare alle hits di gran lusso come This is what you are.

E se il live sembra essere l’habitat naturale dell’artista siciliano, gli intermezzi lo trovano sgargiante: mai impreparato, ha sempre la battuta pronta e si dimostra un vero purosangue da palcoscenico che il pubblico ama fin da subito. Poi spazio ai [img_assist|nid=8219|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=459]grandi classici come Slow Hot Wind firmata da Henry Mancini oppure I’m Her Daddy dell’amato Bill Withers, tributo quasi dovuto visto l’evidente parentela artistica del nostro Mario con il mondo Soul. Il salto dallo studio di registrazione al palco del tour è per molti legato ad inevitabili compromessi ma questa sera tutti i pregiudizi sono destinati a dissolversi, avvolti con maestria della magica tromba di Fabrizio Bosso e da un impianto scenico decisamente impeccabile. Una grande serata insomma, ed in questi tempi difficili per il mondo discografico il grande successo di un talentuoso come Biondi metterà a dura prova tutta la schiera dei critici verso un pop morto da tempo, mai qualitativo e perennemente votato alla causa del business.