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Paoli, Rava & Co., cinque amici in castello…

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[img_assist|nid=7793|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - … che hanno cambiato una serata. Nell’ambito della rassegna Udin&Jazz, l’altra sera abbiamo assistito ad un vero campionamento di gemme storiche della musica leggera italiana, rimodellate attraverso le movenze ora sinuose ora decise di un gruppo di jazzisti di livello eccelso.

Enrico Rava (tromba), Danilo Rea (piano), Rosario Bonaccorso (contrabbasso) e Roberto Gatto (batteria) hanno accompagnato il nostro marinaio attraverso decenni di grande musica che ha appassionato generazioni di persone, guidandole all’alba del terzo millennio con rinnovata freschezza.

Se la partenza non è stata delle migliori, con Rava e Paoli infastiditi da qualche problema nell’amplificazione degli strumenti, già dopo due canzoni di riscaldamento, dell’ugola da una parte e delle labbra dall’altra, il gruppo ha trovato la via giusta, creando un mood, un’atmosfera calda e sensuale dove suoni e voci si passavano continuamente il testimone con tempi armonici e mai stonati.

Grazie all’intesa ritrovata le classicissime poesie d’amore in musica come Il cielo in una stanza, Senza fine, Sapore[img_assist|nid=7794|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=430] di sale, Sassi, Una lunga storia d’amore, Che cosa c’è, La nostra casa, Vivere ancora, i divertissement mitici quali La Gatta e le sensuali escursioni internazionali con Garota de Ipanema, I fall in love too easily, si sono riammantate di un sapore se possibile ancor più ricco del solito, rinnovate nello spirito e nella grazia in una jam session ricca di sfumature e variazioni di tono.

Onore a un Paoli gigione ma capace di fare spazio molto spesso ai compagni d’avventura senza schiacciarli mai, mettendosi al servizio della loro classe e dando fondo a tutta la sua potenza espressiva, con assoli della sua voce impalpabile e inconfondibile strepitosi.

Alcuni momenti musicali eccelsi, che rimarranno scolpiti nell’abc del perfetto concerto jazz: le corde del contrabbasso accarezzate e fatte gemere da Bonaccorso e la batteria esplorata in tutte le sue potenzialità hanno regalato al pubblico, purtroppo non abbastanza numeroso, attimi di reale sospensione tra cuore e anima.

Ascoltare un buon concerto di jazz è come stare con degli amici seduti attorno ad un falò: è atmosfera, un momento unico, estrapolato dal tempo e irripetibile. Seduti lì a raccontarsi una storia, uno accanto all’altro, sorseggiando [img_assist|nid=7794|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=430]una birra, magari stretti al cuore della persona amata. È guardare quelle fiamme che vanno e vengono, oscillanti tra un sottile crepitio; ora s’innalzano, ora sembrano spegnersi, finché una folata di vento le riunisce in un insperato ed emozionante vigore.

Questo è stato un ottimo concerto jazz, un Pignarul Grant.

Foto Luca d'Agostino/Phocus Agency © 2007 (Siae) Ogni riproduzione vietata