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Satira e lezioni di satira: l’irriverenza di Luttazzi piace a Gorizia

Sipario

[img_assist|nid=5858|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]GORIZIA - Una cosa è certa: se Luttazzi tornasse in televisione la sua aspirazione sarebbe quella di condurre un telegiornale satirico. Perché? Ma perché la satira prende una posizione.  E da lì inizia con un esilarante annuncio di un ipotetico telegiornale satirico odierno: non mancano niente e nessuno, né Bush, né Papa Ratzinger, né le auto ibride – alimentate per metà con cuccioli di foca -  e nemmeno il viagra. Così conclude la tappa goriziana del Barracuda 2007 l’irriverente Daniele Luttazzi, in un gremito Teatro Verdi.

Uno spettacolo diviso in due parti. Nella prima il comico mette in scena un monologo che a volte eccede nell’acidità dei commenti su una vastità di questioni. Argomento privilegiato: il sesso. Non poche le allusioni al “magico mondo dello spettacolo” cui dice di appartenere. Abbondanti anche i riferimenti alla vita di coppia e alla capacità di mentire delle donne, pardon, e degli uomini. Ognuno a modo suo.

Un’improbabile elenco di ex fidanzate lo aiutano a raccontare le insicurezze delle nuove generazioni e anche a esaltare le paranoie delle donne moderne. Arriva poi il momento della chiesa con la C maiuscola... Il ricordo prevalente? Non potrebbero essere che gli addominali di Gesù. Ciò che colpisce maggiormente di Papa Ratzinger? Il crocifisso d’oro che pende dal suo collo: ci potrebbe stare appeso un uomo. Ancora qualche battuta e poi 1-2-3 cric! Tutto il Verdi procede per la terza volta al rito di crocchiare il dito indice. Piccola pausa.

Via di nuovo con il secondo monologo. Questa volta però gli argomenti sono un filino più seri. Luttazzi arrovella freneticamente parole su parole: tutte ben pesate e[img_assist|nid=5859|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=640] minuziosamente incastonate una dietro l’altra. Gli argomenti del via sono il perché della sua assenza dalla televisione e, ancora meglio, una lezioncina su cosa sia la satira. Il fatto paradossale? Se la prendono con il comico che fa satira su fatti precisi e a lui lontani, non con i fatti stessi. Questo quindi il motivo del suo esilio televisivo. Non fugge da una critica sul conformismo mediatico e, come direbbe Travaglio, sull’abolizione delle notizie per non disturbare le opinioni. Con sistematicità, e pagine di giornale alla mano, elenca titoli, commenta notizie e fatti che, causa la loro scomodità, non divengono notizia.

 

Non esita a enumerare i motivi che hanno portato alla situazione odierana. Infondo “ogni disastro non ha mai  un solo colpevole ma è il risulato di una catena di eventi”, dalla legge lettorale voluta dal governo Berlusconi al Dalemma, ovvero il dilemma di Dalema: cedere ai pacifisti o rimanere amici di Condolleza Rice? Qui adduce anche buone argomentazioni a sostegno del fatto che l'Italia rifiuta la guerra, anche se i fatti dimostrano il contrario.

Commenta, Luttazzi. Esprime giudizi. A volte si ride per la tragicomicità dei fatti, altre con l’amarezza e la consapevolezza che la realtà politico-sociale-economica del Bel Paese è anomala. Informa, Luttazzi. Non è vero che il voto di Turigliatto e Rossi hanno fatto cadere il governo, come ci vogliono far credere, mancava comunque un voto – ma i media non l’hanno mica detto. Elenca, Luttazzi, le cose che non gli piacciono di questo governo: in primis la mancata abolizione di una serie di leggi: dalla Bossi-Fini sull'immigrazione alla Legge 30 sul lavoro. Ma stupisce Luttazzi, quando dice che una cosa che gli piace c’è: è la finanziaria di Padoa Schioppa. Infondo se non faceva questa finanziaria avrebbe dovuto vendere l’Italia su e-bay!.

Il pubblico goriziano ride, a volte con amarezza, partecipa a sondaggi, dà voti, e applaude. Grazie, Luttazzi.