Nei nostri parenti più stretti, le grandi scimmie, riconosciamo una parte sorprendentemente ampia di noi stessi – afferma Tattersall – E’ la parte che abbiamo ereditato dal nostro comune antenato, una creatura antica che non era né scimmia né uomo, ma che possedeva gli elementi fondamentali di entrambi. Ma come, e quando, i discendenti di quell’antenato hanno acquisito i tratti che ci rendono umani, che ci inducono a ritenerci esseri in qualche modo qualitativamente diversi dalle scimmie e, ovviamente, da tutte le altre creature della terra?. A questo, e a molti altri interrogativi risponderà a Udine Ian Tattersall, autore di fortunati libri quali "Il cammino dell'uomo" (Ed. Garzanti Libri 2003), da tempo assertore della necessità di abbandonare l'idea che il processo di umanizzazione sia stato lento e progressivo. Tattersall afferma invece che l’evoluzione si è imposta come una discontinuità, e ha rappresentato una chiara rottura rispetto al passato. Un punto, questo, irrisolto dai tempi di Darwin e Wallace.
La mia opinione – ha sottolineato Tattersall - è che la transizione fu molto rapida e si basò sull'acquisizione di una qualche nuova capacità neurologica: una mutazione genetica, forse a livello della chimica del cervello, che si combinava con una lunga storia evolutiva favorevole. Ma il potenziale di questa nuova capacità neurologica aveva bisogno di essere attivato da uno stimolo culturale. E la mia idea è che questo stimolo fu l'invenzione del linguaggio. Quindi avevamo dei cervelli pronti per il linguaggio, probabilmente, ma non da molto tempo prima che il linguaggio fosse inventato. Abbiamo acquisito il potenziale per il linguaggio e il pensiero simbolico indipendentemente dal fatto di usarli. Il potenziale era lì, come risultato di una fortunata coincidenza: l'intersezione tra un lungo passato evoluzionistico e un elemento nuovo, emergente. A quel punto l'espletazione di questo nuovo potenziale fu un fatto molto rapido, probabilmente innescato dall'invenzione del linguaggio in qualche gruppo non linguistico (...) La possibilità di una futura evoluzione della nostra specie, o meglio, di una futura evoluzione "biologica" della nostra specie, è molto limitata, e rimarrà tale fin quando la nostra popolazione rimarrà così numerosa. Se per qualche ragione la nostra popolazione fosse ridotta a un piccolo numero, il potenziale per l'acquisizione di nuovi caratteri biologici sarà recuperata. Ma nella situazione attuale non mi aspetto alcun cambiamento biologico significativo nella popolazione umana.
Mercoledì 4 febbraio 2009, ore 18.00
Salone del Parlamento del Castello - UDINE
Charles Darwin And Human Evolution
Incontro con Ian Tattersall
curatore del dipartimento di antropologia dell’american museum of natural history di new york
12 febbraio 1809 – 12 febbraio 2009
charles darwin, 200° anniversario
Introdurranno
Angelo Vianello - Università Degli Studi Di Udine
Carlo Morandini - Museo Friulano Di Storia Naturale
Giuseppe Muscio - Museo Friulano Di Storia Naturale