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The Consequences of Time di Cristina Treppo alla Galleria Michela Rizzo di Venezia

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[img_assist|nid=16668|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]VENEZIA - Quella di Cristina Treppo è una pratica contemporanea che viene da lontano, da un uso consueto di raccogliere ed ammucchiare, dalla polvere delle soffitte disabitate violate da menti curiose e da mani veloci. L’artista tocca la materia e la rende altro da sé, la decontestualizza e la ingloba con soggetti diversi dando vita ad un’opera autonoma, straordinariamente nuova, contrastante il suo passato e sbilanciata nel presente.
L’analisi del linguaggio della Treppo ci avvicina alla dinamica dei ready made, degli object trouvé, ma ci distanzia da questi per gli intenti, che non riguardano tanto il rapporto tra artista ed opera, quanto tra oggetto e tempo, tra oggetto e spazio, tra oggetto ed altro oggetto, per la supremazia finale, appunto, di un soggetto unico che non abbia solo un altro nome, ma soprattutto un’altra forma ed abiti un altro luogo.
Il perno costruttivo dell’opera della Treppo si sostanzia in varie espressioni. Nel forgiare la cera ed usarla abbondante su sgabello e lampadario –Inclusion-, su poltrone gemelle legate insieme e fuse tra legno e cera –Honey-, come autoritratti frontali lucidi e freddi, seppur impastati tra loro, uniti in un unico destino, costretti alla convivenza forzata. In Kid’s, opera costituita da un letto da bambino in ottone completamente smontato e legato da una corda di tessuto.
Altre volte - Room - l’artista organizza un set nel quale gli elementi accostati si coniugano sotto il segno del colore, delle decorazioni, della narrazione raccontata da una mise en scene sapiente, raffinata, lenta e precisa, che solo come sfondo è velata da una flebile luce drammatica che si esplica in quelle scarpine di legno.
Nella serie fotografica Consequences of time, composta da due fotografie raffiguranti una carta da parati a motivi ornamentali, ammuffita ed invecchiata, e una fotografia di un soffitto di una tipica casa di provincia, borghese e benestante, l’opposizione tra teoria ed emozione è sottile.
L’opera Without guilt, costituita da un comodino il cui cassetto[img_assist|nid=16669|title=|desc=|link=none|align=right|width=401|height=640] superiore genera una cascata di rose cristallizzate tra il blu e l’argento, è anch’essa un ibrido, un oggetto che sfugge nella sua incertezza ad una percezione precisa, persa com’è tra l’incompleto e il mutevole.
L’artista vivacizza con ironia lo spazio nutrendosi dell’opera che si dilata tra stanze e pareti. La Treppo lascia che il lavoro si adagi e si assesti, trovi il suo luogo ed il suo stare, corpo bulimico che cattura l’attenzione detenendo una forma di concentrazione e un surplus di sguardi su di sé, immobile ma disponibile ad andare oltre la soglia di ciò che è immediatamente visibile.
L’artista lavora infatti sul “che cosa” mostrare ma necessariamente anche sul “come” essendo l’ossessione che l’accompagna fatta di mondi sommersi e dimensioni trasposte, forse quelle della sua infanzia oppure frutto di un voyerismo romantico, pretesto di uno sguardo che attraverso i desideri del passato si posa sul presente. Nel confronto con l’opera non ci è consentito di essere neutri, né ci possiamo rifugiare in una fruizione indifferente, ma si è costretti a guardare un pò dietro di noi, a quei passaggi che sentiamo anche un pò nostri tra abbandoni e scoperte, fragilità e crescita, poesia e realtà.


Dal 13 dicembre 2008 al 30 gennaio 2009

Galleria Michela Rizzo, Palazzo Palumbo Fossati, Fondamenta Della Malvasia Vecchia, San Marco 2597 - VENEZIA

Cristina Treppo - The Consequences of Time

A cura di Martina Cavallarin

Vernissage: sabato 13 dicembre, alle ore 18.30

Ingresso libero

Info: tel. 0412413006
info@galleriamichelarizzo.net
www.galleriamichelarizzo.net