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A Contatto Fuoco sui tormenti dell’anima

Sipario

[img_assist|nid=4319|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - E' andato in scena la scorsa settimana per la stagione di Teatro Contatto Fuoco!, uno spettacolo teatrale nato  dall’intersezione dell'opera poetica di Vladimir Majakovskij con l'Ouverture russa di Heiner Müller. Uno spettacolo che vede nella doppia veste di attore e regista, Paolo Mazzarelli.

Il monologo, della durata di un’ora, vede il protagonista e lo spazio scenico diviso in due parti: un bunker e una candida porta per esporre due racconti di altrettanti uomini che la Storia ha voluto incasellare in abiti diversi e che il dovere costringe all’errore e conseguentemente al dolore.Ed è qui la forza del tema di questa energica e vibrante messa in scena: come e perché ci comportiamo in un certo modo, da cosa siamo influenzati, fino a che punto il nostro ruolo e le aspettative degli altri (in base a quello), le costrizioni, ci condizionano e ci trasformano. E soprattutto ci pone una domanda profonda: perché le nostre debolezze di uomini, dovute all’inesperienza, alla sensibilità e, soprattutto, all’amore (per la vita, per una donna, per il piacere in generale) vengono sempre messe sotto accusa come limiti, anziché essere analizzate, valorizzate come pregi?

In scena si alternano, interpretati entrambi da Mazzarelli, un[img_assist|nid=4320|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=481] comandante dell’Armata Rossa che si chiede se fucilare o meno un suo soldato colpevole di una debolezza (ma poi pentitosi) e il soldato stesso che racconta le sue vicende di uomo; bellissimo e insieme tragico il finale, irradiato di solitudine e di malinconia, dove il comandante abbandona il palco, oramai vecchio e ciondolante, con il suo carico di rimorsi, incertezze e disillusioni per le tante cose successe che nessuno potrà mai cambiare e spiegargli.Un dramma umano elaborato dai due punti di vista, sferzante ed vigoroso, ma assolutamente non superficiale, che offre numerosi spunti di riflessione sull’essere umano, l’amore e la guerra.

Un inno pacifista che pone al centro la battaglia interiore delle nostre coscienze prima che quella sul campo; Mette uno di fronte all’altro due personaggi […]. L’operazione drammaturgica da me svolta è stata quella di entrare, a metà del racconto di Müller, nella mente, nel sogno del soldato incriminato e di immaginare che le incandescenti parole di Majakovskij ne possano raccontare l’ultima ora da condannato, da amante, da uomo (P. Mazzarelli). Un plauso (in platea a battere le mani convinto c’era anche il grande Luigi Lo Cascio, che nella prossima stagione sarà nuovamente a Udine per il CSS, ndr.) alla sensibilità di questo giovane autore, alla sua intelligenza drammaturgica e alla sua grande capacità comunicativa e di analisi sui personaggi.

Foto di Alessandro Genovesi