Le nuove rotte del jazz 2012 - X edizione
Keith Tippett - pianoforte
Giovanni Maier - contrabbasso
Opening: Wildflowers
Francesco Ivone - tromba
Aurelio Tarallo - chitarra
Cristiano Devitor - chitarra
Zoran Majstorovic - chitarra
Sebastian Piovesan – basso
Massimiliano Trabucco - batteria
La collaborazione tra questi due musicisti, la cui esibizione al festival “Le Nuove Rotte Del Jazz” è una prima assoluta, nasce all’interno del progetto “Viva la Black”, animato dal musicista pugliese Pino Minafra assieme a Roberto Ottaviano per esplorare il repertorio dei musicisti jazz sudafricani che si sono trasferiti in Europa negli anni ’60 (Chris Mc Gregor, Harry Miller, Dudu Pukwana, Mongesi Feza, Johnny Dyani ecc.) e che prevede la partecipazione, appunto, di Keith Tippett in qualità di direttore e pianista, assieme alla moglie Julie Tippett e al batterista di Cape Town Louis Moholo, oltre a molti musicisti italiani della scena jazz creativa (Carlo Actis Dato, Sandro Satta, Lauro Rossi, Beppe Caruso, Luca Calabrese).
Le improvvisazioni di Tippett e Maier saranno sicuramente influenzate da questa esperienza in comune, caratterizzata da un libero sviluppo di impronta melodica integrato dalla loro ricerca personale sullo strumento, tesa ad allargare i tradizionali confini espressivi.
Questo ensemble viene formato dall’insegnante Giovanni Maier all’interno della classe di Musica d’Insieme Jazz del Conservatorio “G. Tartini” di Trieste per approfondire le modalità di arrangiamento ed esecuzione all’interno di un gruppo di medio organico, nel quale non sono presenti delle sezioni orchestrali di strumenti omogenei come nelle Big Band (nelle quali è necessario talvolta rinunciare ad un po’ delle proprie peculiarità espressive per raggiungere una certa omogeneità di suono), ma dove invece ogni musicista deve contribuire con la propria personalità alla creazione del suono collettivo del gruppo.
Il repertorio è composto da composizioni di grandi interpreti del jazz moderno come Thelonious Monk, John Zorn, Ornette Coleman, Steve Lacy ed altri; si è cercato di spaziare in modo trasversale attraverso diversi linguaggi mantenendo però inalterato l’atteggiamento creativo ed informale che sta alla base della tradizione afro-americana.