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L’innocente

Stagione Teatrale 2011-2012

L’innocente
da Gabriele D’Annunzio
riscrittura e regia di Giancarlo Marinelli
con Ivana Monti, Debora Caprioglio e Rosario Coppolino e con Ruben Rigillo, Elenora Tiberia

La storia di un infanticidio, di una malattia psichica, di un amore nevrotico, ma, innanzitutto, la storia di una confessione.
Il protagonista, Tullio Hermil, è il tipico antieroe dannunziano, giovane esteta vittima di una sensualità disperata che lo porta a tradire ripetutamente la moglie Giuliana. Proprio a causa di questi continui tradimenti Giuliana si spingerà tra le braccia di uno dei più letti scrittori dell’epoca. Una grave malattia, contratta dalla stessa Giuliana, porterà Tullio a riavvicinarsi a lei nonostante la scoperta del tradimento. Sarà però la scoperta che la moglie aspetta un bambino, frutto della relazione extraconiugale, che getterà Tullio in una profonda crisi. Conscio che la propria totale mancanza di attenzioni ha spinto Giuliana tra le braccia dell’amante, il nostro protagonista deciderà di perdonare la moglie dirigendo il suo odio verso il bambino. Mascherando il suo tormento durante la gravidanza prenderà forma l’idea di uccidere il nascituro, con il tacito consenso di Giuliana.

L’INNOCENTE
La profezia del Vate
Da tempo immemorabile, il Teatro non si preoccupa più di portare in scena un testo di Gabriele D’Annunzio. Ed anche le esperienze teatrali venete più recenti, (si parla di decenni fa), non hanno, purtroppo, fatto eccezione.
Nonostante il rapporto continuo, l’amore incondizionato- di una costanza quasi quotidiana, vorrei dire- che ha legato il Vate a Venezia e dintorni, (e non solo per la sua suprema passione affettiva verso Eleonora Duse), e che si può evincere dalle gloriose e provocanti gesta, letterarie e non, dagli anni Settanta in poi si è assistito ad un vero e proprio oscuramento di D’Annunzio drammaturgo, congelando le sue partiture drammatiche e le sue tragedie a occasioni tanto sporadiche quanto discutibili, sempre avversate dalla parte più cieca e politicamente ottusa della critica e dei media.
In verità, la sensibilità del Vate è di una contemporaneità finanche lacerante, profetica; lo aveva capito il genio di Luchino Visconti, che, dal suo secondo romanzo, trasse un film di perfetta, universale bellezza: L’innocente, per l’appunto.
Il romanzo, pubblicato nel 1892 e, (neanche a farlo apposta….), salutato in tutta Europa come un capolavoro, tranne che in Italia, è la storia, meglio ancora, la confessione di un infanticidio, ed insieme, di un male oscuro dell’anima, di un amore travolgente, di una passione irrefrenabile.
Solo a raccontare la trama che vede protagonista il vizioso antieroe Tullio, della moglie Giuliana, dei molti tradimenti del primo, dell’unico tradimento consumato dalla seconda, e dell’omicidio studiato ed eseguito da Tullio stesso quando viene a sapere che Giuliana sta per dare alla luce un innocente, colpevole solo di essere figlio dell’amante, vengono i brividi: in queste pagine tutte interiori, D’Annunzio ha di fatto previsto ciò che in questi ultimi anni è di tragica, estrema attualità; la crisi di coppia, la frattura insanabile tra uomo e donna che crea il mostro; il maltrattamento, la violenza, l’annichilimento del figlio.
I più recenti casi, (da Cogne sino alla mamma di Padova), ci parlano di donne che uccidono i propri figli; ci parlano di donne, non comprese, non capite, spesso tradite, (più o meno metaforicamente), da padri, consorti, amanti, che sono i veri e primi responsabili delle tragedie seguenti.
Qui D’Annunzio anticipa, precede, svela, sotto la maschera dell’apparenza, la verità dell’inferno; mettendo in scena un uomo che uccide un figlio non suo, ci racconta di un uomo che uccide in verità, prima di tutto, il suo matrimonio, il suo fallimento, se stesso unito alla donna; uccide la Procreazione e Colei che, scelta da Dio, permette alla Storia di andare avanti.
Scindendo se stesso anche solo dall’idea della Paternità, Tullio Hermil è un deserto fatto uomo, e un uomo fatto deserto: la sua aridità che si concreta nell’infanticidio diviene così la quasi naturale conseguenza di una creatura che, non potendo essere padre, non potendo essere marito, diventa Lucifero. Diventa Male.
Portare in scena L’innocente significa dunque parlare al pubblico di ciò che più lo riguarda: la sua ancestrale, primitiva, insopprimibile identità perduta.
Lo spettacolo si avvarrà di grandi nomi del palcoscenico italiano, come Ivana Monti e Rosario Coppolino, per ridare al Vate ciò che è del Vate: un genio che ha scritto e letto il futuro. Un talento della pagina e del teatro che ha esplorato, in tempi non sospetti, i palpiti più impercettibili, le nevrosi più nascoste, gli strappi più invisibili di un terremoto prossimo ad esplodere.
Giancarlo Marinelli

Scheda Evento

Quando:
Dal 17 al 19 aprile 2012
Location:
Teatro Comunale, Viale Bassani, 18 - Thiene (VI)
Contatto:
Arteven
Tel.:
041 5074711