Dal 12 marzo al 9 aprile 2011
Yorick (all’anagrafe Marco Tortato), nato a Venezia 39 anni fa, laureato in Lingue Medievali (Filologia Germanica), M. A. in Letteratura presso la West Virginia University, pur Manager Creativo di un grande gruppo industriale multinazionale ha sviluppato e coltivato il suo lato artistico sin da molto giovane. Musicista, compositore e produttore da quasi 20 anni e saltuariamente scrittore/poeta, è sempre stato ricercatore appassionato di arte, poesia, letteratura, storia, medio evo e fotografia. Solo negli ultimi anni, però, è riuscito a concentrarsi e a riscoprire nella fotografia una modalità importante di espressione artistica, intima e molto personale. Questa inclinazione della sua sfaccettata personalità, stimolata con vivacità dall’incontro con numerosi artisti come Harry De Zitter, Joe McNally, Don Gale, Bill Frakes, Marc De Tollenaere e Drew Gardner trova ispirazione nel mondo che lo circonda e dal modo in cui esso tocca il suo animo sensibile. Seppur agli albori come fotografo alcuni suoi scatti hanno già trovato posto in pubblicazioni digitali e cartacee, come ad esempio la foto di copertina del libro di Sebastiano Zanolli "Dovresti tornare a guidare il camion Elvis", edito da Franco Angeli, 2010. E’diventato il fotografo della catena di Hotel Falkensteiner per la quale nel 2010 ha fatto il servizio fotografico per Palazzo Sitano di Palermo.
le sue inquadrature meritano di diventare, come in questa sua personale, opere non più in movimento virtuale ma lavori “statici”di grande qualità fotografica, meritevoli di essere apprezzati in maniera classica. Ebbene proprio questa è la forza degli scatti di Yorick, quella di essere immediati, di saper parlare a tutti. Questo però non significa che siano “facili”, anzi aprono una finestra su un mondo dove i viventi sembrano nascondersi dietro le architetture, dietro le opere umane, quasi a non voler disturbare, con la loro invadenza, la visione di un mondo volutamente “disabitato”. Yorick è artista attento e pignolo: le sue inquadrature non sono banali, non sono “istantanee”, sono immagini meditate sia nello scatto che nella curatissima postproduzione. Lavori quindi che non temono il passare del tempo, anzi sembrano galleggiare in un limbo senza tempo che li rende splendidamente meno effimeri.