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Il Premio Oscar John Canemaker ospite de Le Giornate del Cinema Muto

Rassegne
[img_assist|nid=9837|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]PORDENONE - John Canemaker, uno dei maestri dell’animazione, vincitore di un premio Oscar nel 2006 per il cortometraggio animato The Moon and the Son, è ospite giovedì 11 ottobre della delle Giornate, dove terrà una lectio magistralis in ricordo del fondatore e direttore del New Zealand Film Archive, Jonathan Dennis, storico amico delle Giornate scomparso prematuramente qualche anno fa. Canemaker ha scelto di dedicare la sua relazione a la vita e l’arte di Winsor McCay, pioniere del fumetto e dell’animazione, padre di Little Nemo e del dinosauro Gertie. Canemaker è anche docente di animazione e saggista, e ha al suo attivo numerose pubblicazioni, dedicate agli artisti dello studio Disney, al gatto Felix e allo stesso Winsor McCay, considerato il suo ideale mentore artistico. Con lui condivide l’eleganza pittorica e lo humour, come si evince chiaramente proprio dal cortometraggio che gli ha fruttato l’Oscar, dove padre e figlio hanno una conversazione immaginaria sul loro rapporto. Per le Giornate, le cui radici affondano nella proiezione di film animati e a trucchi, è logicamente un grande piacere ed onore la presenza di Canemaker. Se aggiungiamo che in questi giorni sono presenti al festival di Pordenone anche un altro premio Oscar (per Roger Rabbit), Richard Williams, e il creatore di Wallace e Gromit e delle Galline in fuga, Peter Lord, di recente nominato Commendatore dell’Impero Britannico, si può ben affermare che alle Giornate di quest’anno è presente il gotha del cinema d’animazione internazionale. Nel programma delle Giornate 2007 un ampio rilievo viene dato alla figura del mago dei pupazzi animati, Ladislas Starewitch, con una fantastica mostra delle sue “marionettes” e una rassegna di 20 film girati tra il 1919 e il 1928, il periodo francese, organizzata in collaborazione con la nipote dell’artista, Léona Béatrice Martin Starewitch che, assieme al marito Francois Martin, conserva e restaura l’opera del nonno. Starewitch, dalla Russia dove già si era segnalato anche come regista di film dal vero, dopo la rivoluzione si era trasferito definitivamente in Francia. Nello studio di Parigi in Avenue Foch, creò un suo mondo di pupazzi antropomorfi ricoperti di pelle di camoscio che aderiva al corpo dei personaggi[img_assist|nid=9838|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=472] intagliato nel legno, offrendo loro una straordinaria levigatezza unita ad una efficacissima fotogenia. In una delle fotografie della mostra, che rimane a Pordenone fino a domenica 14 ottobre e che si può visitare al secondo piano del foyer del Teatro Verdi, Starewitch appare circondato da una moltitudine di insetti, animali, soldatini e altri buffi personaggi, un mago circondato dalle sue creazioni, orgoglioso di aver tradotto in realtà i suoi sogni poetici. Vedendo le meravigliose marionettes della mostra, a ragione Starewitch può essere considerato il nonno di Tim Burton. Evento musicale di oggi, giovedì 11 ottobre, la proiezione del capolavoro di René Clair, Un cappello di paglia di Firenze, del 1927, con le musiche di Nino Rota eseguite al pianoforte da Angela Annese. Rota fu ispirato dalla visione del film di Clair per comporre la sua opera più nota, Il cappello di paglia di Firenze appunto, che andò in scena nel 1955 a Palermo e poi, per tre stagioni di seguito, alla piccola Scala di Milano con la regia di Giorgio Strehler. Un chapeau de paille d’Italie tratto dall’omonima piéce teatrale di Labiche, è da considerarsi una delle più brillanti ed eleganti commedie mai girate, un film che anche i detrattori di Clair non hanno potuto fare a meno di ammirare. Il cappello rappresenta un film di svolta nella carriera del regista, e un grande successo commerciale dovuto alle formidabili gags visive e alla comicità dell’azzeccato cast di attori.