Dal 24 al 29 novembre sono di scena gli episodi 5 La cagna e 6 Paradiso perduto. Nuda. Nuda come l’amore vero. Quello da cui non si scappa, che ti prende, ti usa e ti lascia al suolo svuotato di tutte le tue forze. Così Rita Maffei dà corpo e voce alla cagna. Una donna a cui le convenzioni, con la loro mole di ipocrisie e compromessi, stanno strette. Una donna che si rifugia tra gli alberi, come le streghe delle valli del Natisone, per poter essere se stessa e non limitarsi a guardare l’esistenza degli altri. Dall’altra parte della strada scorre una vita lucida, patinata, perfetta. Perfetta e vuota. L’ipocrisia viene confinata in una dimensione chiamata città. Ai[img_assist|nid=10942|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=439] margini c’è la libertà di vivere e amare come si sente. Nel bosco, popolato dai reietti della società, si immerge sistematicamente e con piacere profondo chi è attratto, e allo stesso tempo teme, questo essere profondamente veri. In un mondo dove tutto è incasellato: tempo, impegni, persone e pensieri, le tentazioni (rappresentate dagli ossi nella performance teatrale) di voler liberare la propria anima, si fanno sentire come pulsioni forti. Difficili da ignorare.
L’ultimo episodio, che titola l’intera serie, è stato scritto da Panko. Scrittore eclettico e sagace, inedito e conosciutissimo, che riesce a trasferire sul pubblico, grazie all’interpretazione vigorosa di Rita Maffei, l’intensità dell’esistenza con i suoi riti, strade, percorsi, sentimenti, tentazioni. Vivere o lasciarsi vivere. Interpretare o guardare. Si può scegliere. A condurci per mano è il desiderio da cogliere, ignorare, o magari indossare per ritrovare il Paradise Lost. Se stessi, gli altri, quello che ci circonda o abbiamo dentro. L’arte risulta uno strumento essenziale dove i medium, gli attori, riescono a far affiorare in modo veemente tutto questo. Siamo pronti a morire per raggiungere il paradiso e nascere di nuovo. Noi siamo una moltitudine, una generazione confinata, scorticata nel trapasso tra sogno e solida passione, parola di Panko.
Il Paradiso perduto si è chiuso con gli applausi reciproci tra pubblico e attori. Il display luminoso a sottolineare il messaggio da cogliere e far proprio, mentre prima di imboccare l’uscio è stato possibile scoprire i paradisi perduti degli altri. Tutti appesi, infatti, i bigliettini della prima serata dove scrivere il proprio paradiso perduto.
Ultimo appuntamento, per chi avesse perso qualche episodio, dal 30 novembre al 2 dicembre al Teatro San Giorgio di Udine. Atto finale di un progetto Css di Rita Maffei e Hc Capitale umano, il collettivo artistico che ha riunito l’artista e pittrice Luigina Tusini, lo scrittore e poeta Panko, il musicista Mariano Bulligan, i sound designer Renato Rinaldi e Stefano Revelant, Erika Antonelli nell’assistenza alla regia.
Foto di Luigina Tusini