[img_assist|nid=19049|title=|desc=|link=none|align=left|width=505|height=640] La mostra approfondsce gli aspetti del periodo della Guerra fredda che hanno influito sulle arti, mentre imperversavano le divisioni tra comunismo e capitalismo, tra due diverse concezioni di “modernità”, comprensive di mosse politiche e militari, spionaggi, conquista dello spazio. Concentrandosi sugli anni dal 1945 al 1970, la mostra raccoglierà oggetti e opere artistiche provenienti dai due blocchi del “mondo diviso”: Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito, Cuba, Germania Ovest e Germania Est, Italia, Polonia, Francia e Cecoslovacchia.
Cold War prende avvio dai programmi di ricostruzione intrapresi dopo la seconda guerra mondiale dai paesi appartenenti ai due blocchi, guidati dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica
La “Guerra fredda” inizia da qui: è una guerra di nervi per la supremazia mondiale, combattuta per oltre trent’anni anche a colpi di innovazioni scientifiche, dalla corsa agli armamenti ai programmi di edilizia sociale.
I nuovi prodotti e le tecnologie industriali del mondo occidentale sono così messi a confronto con l’arte e l’architettura del realismo socialista. L’esposizione si soffermerà, ad esempio, sulle due visioni architettoniche rivali che si fronteggiavano a Berlino: nella parte est la[img_assist|nid=19050|title=|desc=|link=none|align=right|width=479|height=640] monumentale Stalinallee e, nel settore ovest, i programmi edilizi di Interbau che coinvolsero grandi protagonisti dell’architettura moderna, come Le Corbusier e Walter Gropius.
La mostra Guerra Fredda - Cold War vuole mettere in evidenza come il desiderio di modernità sia entrato anche nell’ambiente domestico, a partire dal celebre dibattito tra Nixon e Krusciov che si tenne nel 1959 alla Mostra Nazionale Statunitense a Mosca, incentrato sulla funzione dello spazio della cucina all’interno della casa.
Ma in quegli anni, l’immaginario collettivo era ossessionato dal pensiero di un’incombente guerra reale. La minaccia nucleare, e il modo in cui era vissuta, sarà rappresentato nella mostra attraverso la grafica, l’arte, il cinema e i grandi progetti utopici come la cupola geodesica sopra Manhattan pensata nel 1962 da Buckminster Fuller.
Una sezione è dedicata alla corsa per la conquista dello spazio e ai trionfi dell’alta tecnologia, come la prima missione spaziale di Yuri Gagarin a bordo della capsula Vostock. Saranno in mostra i progetti di Raymond Loewy per gli interni delle navette spaziali NASA, oltre agli esempi di tute sperimentali, ma anche mobili, architetture, arte e moda ispirati al mondo della fantascienza.
Era anche una “guerra” in cui le grandi realizzazioni edilizie facevano la loro parte nell’affermare una supremazia tecnica: ed ecco allora scendere in campo l’architettura, soprattutto con la gara in altezza: da una parte la Post Office Tower di Londra e dall’altra la Torre Ostankino a Mosca.
Sono questi anche gli anni in cui i giovani vogliono far sentire la loro voce. In mostra troveremo manifesti, poster propagandistici e i film che hanno contribuito a plasmare l’immaginario collettivo, come Goldfinger, Ipcress, Dottor Stranamore e 2001 Odissea nello spazio, oltre alle scenografie originali di Kenneth Adam.
Le fotografie documentano il disagio delle nuove generazioni: le grandi manifestazioni di protesta contro la guerra del Vietnam, il ‘68 a Parigi e la primavera di Praga.
Nell’ultima sezione la mostra presenta alcuni progetti sviluppati grazie alla ricerca tecnologica promossa per l’industria bellica. Studi di architetti quali Superstudio e Archigram crearono infatti prototipi come ambienti gonfiabili, mobili e ogg