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Wire alla fiera della Musica: la new wave alle porte dell’alba

@Live!

[img_assist|nid=13856|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Azzano X (PN) - Tra i festival musicali dell’estate 2008 è possibile scorgere il nome di qualche vecchio gruppo punk e new wave, per la gioia dei nostalgici di quella irripetibile stagione che ora possono vedere all’opera gruppi che all’epoca calavano nella nostra penisola con parsimonia.

Troviamo infatti sui cartelloni Siouxsie & the Banshees e Sex Pistols, band che hanno fatto la storia ed hanno avuto il loro meritato successo, che ora passano alla cassa per pagarsi probabilmente un tenore di vita che all’epoca neanche sognavano. Ad Azzano X nell’ambito della Fiera della Musica sono arrivati sabato 5 luglio coloro i quali hanno traghettato gli ardori del punk verso le istanze moderniste della new wave: i Wire. Il quartetto inglese infatti nel triennio 1977- 1979 ha partorito talmente tante idee da poterle trovare in gran parte delle produzioni post punk degli anni a venire. Fama zero però, in quanto la mancanza di look del gruppo non poteva competere con il glamour dei personaggi più alla page negli ottanta. Hanno fatto però la gioia dei fans, che all’epoca si sono potuti godere i singulti punk di Pink Flag (1977), divenire più pop su Chairs Missing ( 1978) e trasformarsi in moderna psichedelia su 154 (1979). Le recensioni erano o entusiastiche o stroncanti, perché, come dissero loro abbiamo toccato un nervo scoperto. Prevalevano però le prime che li dipingevano come i Pink Floyd della new wave, per la capacità di fondere psichedelia e rigore geometrico, oltre che per il fatto di incidere per la medesima etichetta (la Harvest) e di aver scrotto la barrettiana I’m the fly. Riformatisi hanno sempre mantenuto intatto lo spirito originario, licenziando ottimi dischi come Send o il recente Object 47. Quei signori di mezza età visti ad Azzano X, monchi della chitarra di Bruce Gilbert, sostituito dall’ex Laika Margaret Fiedler Mc Ginnis, SONO la storia del rock e lo hanno dimostrato con un concerto eccezionale. Le chitarre squadrate e geometriche hanno costruito un muro del suono impressionante, a cui il basso di Gilbert e la essenziale batteria di Gotobed hanno fornito un cuore ritmico adeguato. Colin Newman, anima del gruppo, ha diretto la performance svariando su tutto il repertorio del gruppo, orchestrando dissonanze avanguardiste, schizzi punk e squarci melodici in un’ora intensa e vibrante. Quello che ha colpito del gruppo inglese è stato che è riuscito ad abbinare una  energia da ventenni ad un incredibile mole di idee ed intuizioni. Di queste idee certamente ha fatto tesoro Piero Pelù, dichiarato fan del gruppo, che con i primi Litfiba indagava nei meandri di una[img_assist|nid=13857|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=479] new wave a tratti decadente ed a tratti mediterranea, tanto da far supporre una via italiana al genere. All’epoca, i primi ottanta, Firenze sognava, ora alla luce di quanto hanno fatto in seguito i Litfiba il tutto è divenuto un incubo: chi scrive pensa che dopo Tre il gruppo avrebbe tranquillamente potuto sciogliersi, in quanto ci avrebbe evitato il banale ed inutile rock da stadio dei dischi successivi influenzati dall’infatuazione per il grunge, che ha avuto su di loro l’effetto del whisky sugli indiani. El Diablo Pelù si è adeguato all’andazzo ritagliandosi un’immagine da front man scatenato ed istrione, ma perdendo quel magnetismo che aveva negli esordi. Il concerto di Azzano X ha palesato tutto questo, anche se il gruppo aveva un buon tiro e se il cantante ce l’ha messa tutta per infiammare la serata. L’impressione però è quella che il buon Piero non sia uscito da un’ empasse ormai ventennale e cerchi di vivere di rendita, riproponendo anche vecchi cavalli di battaglia. Non ci riesce e questo intristisce ancora di più i vecchi fan, che si devono sorbire anche una versione di Lulù e Marlene che grida vendetta (impalpabile per noi). Durante il concerto del cantante fiorentino più di uno forse ha sognato il rientro in scena di Newman e soci, capaci di disperdere con le note di A Touching Display tutta questa aria di vacuità.